(H. S. Paragnani) – Il negozio di fumetti fa l’effetto di un Luna Park. Ci si ritrova bambini in mezzo ad altri bambini tra attrazioni diverse e non vorresti andare più via. Scaffali infiniti pieni di albi di ogni genere, quell’odore incredibile della carta stampata che da quando sei piccolo associ alla felicità, come la torta della nonna e il Vick Vaporub quando stavi male. A che assomiglia non saprei dirlo, ma nella scala personale dei piccoli piaceri olfattivi, più inebriante di infilare il naso in un Topolino appena uscito dall’edicola c’era solo quell’odore pazzesco che si sprigionava da un pacchetto di figurine Panini appena aperto. Parlo al passato non perché non faccia più l’album dei calciatori (ci mancherebbe), ma perché quell’odore non è più lo stesso.
Alla Panini spiegano che da qualche anno è cambiata la composizione chimica della colla, che la lavorazione è più precisa e le sostanze meno tossiche, ma la cosa non riesce a farmi contento. Mi guardo intorno e noto che, seppure l’età media dei clienti della fumetteria sia bassa, non ci sono solo studenti delle medie e teenager, ma anche qualche solitario adulto. Uno in particolare attira la mia attenzione. Ha la coda di cavallo sale e pepe, porta gli occhiali ma è vestito casual ed è attorniato di ragazzini che pendono dalle sue labbra. Deve essere il commesso. Invece è solo un cliente, ma di cose sui fumetti ne sa più del titolare che spesso si assenta per un caffè o qualche altra commissione e lo lascia a controllare. Si chiama Piero. Capisce il mio smarrimento e mi indirizza nel settore dedicato alla Disney, superando interi scaffali di manga giapponesi, supereroi Marvel e DC, graphic novel d’autore e l’immancabile settore Bonelli dove grazie a Piero scopro che Mister No non lo pubblicano più. «Ci sono rimasto male pure io, mi ha fatto la stessa impressione di quando se n’è andato Diba… Ma magari te sei laziale». La mia faccia basta a farmi chiedere scusa per l’illazione.
Piero stava nei Cucs ed è un esperto vivente di ogni tipo di fumetto. Di fronte agli espositori pieni di Topolino di ogni età, da quelli editi dalla Arnoldo Mondadori a quelli recenti della Walt Disney Italia, finiamo col parlare dell’albo del 16 gennaio del 2008, esauritissimo, con PaperTotti e il segreto del cucchiaio, storia dedicata al Capitano, uno dei rarissimi casi in cui un calciatore è stato inserito nell’Universo dei Paperi disneyani. Ridiamo pensando a quanti Signor Nessuno (altro che Mister No) hanno osato sfidare la classe e la popolarità immensa del nostro Francesco. “A Zarate dovrebbero dedicare una puntata di ’Chi l’ha Visto’, porello…” E alla Lazio di oggi? “Se fossi alla Disney je dedicherei un albo tipo “Zio PapeReja e la Dodicesima B”, magari è di buon auspicio…!” Ma alla Disney non ci pensano affatto a legare il proprio nome a quello dei cugini, anzi “cuginastri”, come Paperino chiama astiosamente Gastone.
Mancano poche ore all’ufficializzazione dell’accordo tutto americano, per ideazione e sede dell’annuncio, della partnership tra AS Roma e Walt Disney per lo sviluppo di iniziative commerciali congiunte. L’unico legame che la multinazionale Made in Usa aveva stretto era con ilChelsea, cosa che ha portato grande popolarità alla squadra di Abramovic. Il “soccer” è in grande ascesa tra i giovani americani e legare il proprio marchio a quello di Topolino è un grande volano per attirare nuovi tifosi. E, un domani, nuovi investimenti. Secondo Piero bisogna uscire dal “pantano romano” (lo chiama proprio così) «Noi ci chiamiamo Roma e di essere legati alle radici della Città Eterna ma di andare a conquistare nuovi territori ce lo possiamo permette. Che poi – aggiunge con ironia e amarezza – a sentì de sti impicci e imbrogli si rischia che la prossima storia invece di PaperTotti la fanno con protagonista Gambadilegno come conduttore radiofonico e Spennacchiotto come giornalista. Ci manca la Banda Bassotti e i posti da cattivo ce l’abbiamo assegnati tutti…»
Mentre parliamo di calcio e fumetti si avvicinano due ragazzini di tredici anni. Uno ha una pila di fumetti Marvel imbustati, da vero collezionista e una sciarpetta giallorossa al collo. Si chiama Kevin, è un italiano di seconda generazione, figlio di una coppia di filippini. Gli chiedo come la vede una storia dedicata a DeRossi? «Io preferisco Lamela – confessa Kevin – è come Messi solo che è più alto». Resisto a fatica alla tentazione di comprargli una collezione di qualsiasi fumetto sia fan, beata innocenza. L’amico, più timido, omette il suo nome e dice di tifare Manchester United ma per De Rossi vedrebbe bene il ruolo di Bruce Banner, alter ego di Hulk.«Quando segna e gli si gonfia la vena fa paura, sembra che si trasforma in Hulk». Come dargli torto. Sicuro che tifi per lo United? Mah.
Prima di andarmene convinco Piero ad azzardare una fanta-formazione disneyana. Stekelenburg-Pippo in porta, con la possibilità che con un’arachide diventi Super-Pippo «…perché ti confesso che da Tancredi in poi non sono più riuscito a trovare nessuno che mi dia sicurezza»; Rosi èPaperoga e non c’è bisogno di spiegazioni; Juan-Orazio «un personaggio simpatico ma inutile nell’economia disneyana. Infatti dopo gli Anni Trenta, in cui era il migliore amico di Topolino è sparito, un po’ come er brasiliano che so anni che non gioca a alti livelli»; Heinze? «Potrebbe essere il Commissario Basettoni dato che è sempre lui ad arrestare gli avversari, però è più il Lupo Cattivo»; Taddei? «Taddei boh… pare Scaramacai che con Disney non c’azzecca molto ma non mi viene». Pace. «Simplicio èCiccio di Nonna Papera o i tre Porcellini legati in uno, fai un po’ te…Pjanic-Gago e Danielino sembrano Qui, Quo e Qua, sono perfetti ma solo se giocano insieme». Lamela è Archimede Pitagorico, se ne inventa sempre una; Osvaldo quando è arrivato sembrava Paperino invece è la sua identità segreta, Paperinik, ha i superpoteri. E il Capitano? Per lui non c’è bisogno di sforzarsi, lui è già un personaggio disneyano. PaperTotti, sic et simpliciter. Ma la Disney non è solo fumetti, non più ormai.
Accanto al negozio di fumetti c’è una delle ultime videoteche di Roma. Ora che anche il colosso Blockbuster sta chiudendo i battenti, per il Video-Buco di quartiere c’è una nuova vita. Alberto sembra non notare la differenza, la videoteca ha i suoi adepti da quando aprì, più di venti anni fa e lui si accontenta di elargire consigli mirati ai cinefili e reperire titoli introvabili anche su Internet. È Romanista fino al midollo e il negozio di dodici metri quadri di Alberto osserva un semplice orario: è sempre aperto, spesso anche la sera e la domenica, tranne quando gioca la Magica. Anche se è un cinefilo vecchio stile, Alberto spera che la partnership con la Disney porti investimenti. «La Disney mica è solo fumetti, anzi ormai quello è un settore quasi abbandonato. I soldi li fanno con il cinema e i parchi divertimenti». Effettivamente si ipotizza la presenza di squadre giovanili giallorosse al DisneyWorld di Orlando, tornei estivi, selezioni di talenti in erba in Florida e non solo. «Ma il mio sogno sarebbe un film Pixar, che è della Disney, sulla Roma. In fondo dopo “Cars” potrebbero fare una pellicola in animazione computerizzata anche sul calcio, pensa che svolta…!».
In fondo il cinema italiano è già giallorosso. Dal mitico “Cinque a Zero” di Mario Bonnard, in seguito prolifico regista di film con Totò, pellicola del 1932 dedicata ad una storica impresa giallorossa, fino al finale di “Ladri di Biciclette”, nella folla che esce da un Roma-Modena, senza contare il tifo dichiarato di Sordi, di Gassmann nei film della Commedia all’Italiana, da “Il Marito” a “I Mostri”. La citazione cinematografica giallorossa preferita di Alberto è proprio di Gassmann nelle vesti di Peppe Er Pantera, impegnato a giustificarsi di un furto di fronte al commissario ne “L’Audace Colpo dei Soliti Ignoti”. È una scena meravigliosa in cui snocciola a memoria il resoconto del Corriere dello Sport di un Milan-Roma perso per dimostrare di non aver commesso un furto di cui è ovviamente responsabile. Quando il commissario fa «Che strano, tanti pregiudicati a vedere la partita della Roma…», Peppe non può non rimarcare piccato «Che c’entra, in relazione alla totalità dei tifosi giallorossi la percentuale è irrisoria, tra i laziali è molto maggiore».
Alberto ride ripensando con tenerezza che il regista di quel film, Nanni Loy, era molto laziale. Mi viene voglia di farmi consigliare qualche pellicola con la Roma protagonista e Alberto mi sorprende con la trilogia del Monnezza: “La Banda del trucido”, “Il Trucido e lo Sbirro” e “La banda del Gobbo”. «Dardano Sacchetti, lo sceneggiatore che ha creato il personaggio che poi Tomas Milian ha fatto diventare famoso, è un grande tifoso della Roma e si vede… Altro che i Cesaroni!». Anche se avrei qualcosa da obbiettare, lo tengo per me. D’altronde, in attesa di una megaproduzione hollywoodiana di marca Disney-Pixar, bisogna sapersi accontentare.