(C.Zucchelli) – Metti una sera a cena a Marino una decina di amici, tutti argentini. Pasta alla carbonara, specialità romanesche, qualche battuta, tante chiacchiere sul calcio e sul futuro. Niente di eccezionale se non fosse che nella comitiva in questione ci sono due giocatori dal nome importante: uno, già affermato, si chiama Sergio Aguero, gioca nel Manchester City e, per non farsi mancare niente, è anche il genero di Maradona. L’altro, Erik Lamela, sogna di ripercorrere le gesta dell’amico e, magari, anche di soffiargli il posto in nazionale. Perché el Coco, come lo chiamano tutti (Aguero compreso) è potenzialmente più forte dell’ex calciatore dell’Atletico Madrid. Vede meno la porta, ma la tecnica individuale è sopraffina. Deve solo trovare più continuità e a vent’anni appena compiuti è anche normale. Non a caso i grandi giocatori gli pronosticano un futuro luminoso: a Totti, per esempio, piace tantissimo, Cassano lo considera un fenomeno e lo stesso Aguero è convinto che Erik possa scrivere pagine importanti del calcio argentino. Glielo ha detto quando si sono visti («tu devi stare tranquillo perché sei un grande») e lo ribadisce anche a chi ha modo di parlarci. In Inghilterra come in Argentina. La speranza è che tutti gli attestati di stima che sta ricevendo possano tirargli su il morale perché questo non è un periodo facile per Erik. Dall’espulsione di Torino contro la Juventus in Coppa Italia qualcosa è cambiato: gli avversari hanno iniziato a prendergli le contromisure, i falli sono aumentati, le provocazioni pure. E sono cresciute anche le pressioni: per quello che ha fatto vedere nella prima parte di stagione, tutti si aspettano da Lamela sempre qualcosa in più. L’assist o la giocata decisiva, per non parlare dei gol che non arrivano: uno solo in campionato (a fine ottobre il giorno dell’esordio) e due in Coppa Italia a gennaio alla Fiorentina. «Ma lui – dicono a Trigoria – non è stato preso per segnare. Sapevamo che non era una prima punta». Anche al River non aveva grandissima confidenza con la porta (38 presenze e 4 gol per lui) ma era comunque uno dei giocatori più forti e più stimati della squadra nonostante la giovane età. A Roma le cose non sono poi così diverse e per questo tutti gli sono accanto. A lui basterebbe una grande prestazione per far tornare le cose in ordine e domenica potrebbe essere la giornata ideale: con Borini out e accanto a Totti e Osvaldo per premesse per una partita da ricordare ci sono tutte. (…)