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IL ROMANISTA. Luca Di Bartolomei: “Non c’è solo Ago”

Targa campo Agostino Di Bartolomei

(M. Macedonio) -Il mandato conferito dalla As Roma alla società di consulenza immobiliare americana, la Cushman & Wakefield LLP, ha indubbiamente impresso un’accelerazione al processo che porterà alla realizzazione del nuovo stadio. Ne è la riprova la grande quantità di messaggi, arrivati alla redazione de Il Romanista, con i desideri dei tifosi riguardo alla possibile collocazione dell’impianto ma, ancora di più, al nome da attribuirgli. Tra i più gettonati, quello che lo vorrebbe intitolato ad un grande capitano del passato, come Agostino Di Bartolomei. […]

Si è parlato a lungo della possibilità di intitolargli una curva, la “sua” curva, nel nuovo stadio. Oggi molti vorrebbero dedicargli l’intero impianto.
Che tante persone lo abbiano indicato come preferenza, mi fa ovviamente molto piacere. Nello stesso tempo, credo che tanti potrebbero essere gli idoli che lo meriterebbero, per aver vestito questa maglia, o per averne fatto comunque la storia, anche non vestendola, da presidenti o da tecnici. Perché, ad esempio, dimenticare Nils Liedholm…? Insomma, accanto al ringraziamento nei confronti di tanti tifosi, penso che sia doveroso da parte mia dire che le bandiere di questa squadra sono state davvero tantissime, e di tutte dobbiamo esserne orgogliosi. Spero quindi che vi siano tanti modi e motivi per ricordarli tutti.
Che idea ti sei fatto del nuovo stadio? E soprattutto, cosa potrà rappresentare per la Roma?
Credo che si vada in una direzione positiva, che è quella di creare un polo sportivo che possa rappresentare un valore economico per la società e, attraverso questo e le varie attività funzionali ad esso – e non penso certo a speculazioni immobiliari, ma ad un investimento in strutture sportive, come pure di carattere commerciale, compresi i parchi tematici – si possa costruire qualcosa che, nel segno di una sempre maggiore professionalizzazione, porti ad una giusta capitalizzazione del marchio della As Roma, che è uno tra i più grandi del nostro calcio ma anche, purtroppo, uno dei meno sfruttati da diversi anni a questa parte. Spero anche che lo si possa fare in un luogo in cui, accanto al parco tematico dedicato alla As Roma, ci possa essere – e questa sarebbe la cosa più bella e più utile – una parte, anche piccola, che sia al servizio delle comunità che abitano intorno a questo polo sportivo. Un modo per far sì che quello spazio venga vissuto a 360 gradi, ovvero sempre, sette giorni su sette, quindi non solo la domenica o solo dai turisti, che pure mi auguro vengano numerosi a visitarlo perché la Roma sarà diventata la grandissima squadra che sono sicuro diventerà. Un polo che possa essere quindi utilizzato anche da chi ci vive intorno, con attività che guardino anche al sociale, dai disabili agli ipovedenti.
Hai una preferenza circa la possibile collocazione nella città?
No, non farebbe differenza un posto piuttosto che un altro. Ripeto, mi farebbe piacere che quest’impianto, quello della Roma, fosse davvero accessibile a tutti, quindi anche alle persone che hanno una diversa o scarsa mobilità. Sarebbe un non banale simbolo, in un Paese in cui purtroppo ancora si vedono, nella quotidianità, ostacoli e barriere architettoniche ad ogni angolo della strada. E non è retorica, perché tocca la vita di migliaia di persone.
Parlavi di parco tematico. Pensi anche ad un museo, che consenta di ripercorrere la storia di questa società, e quindi dei suoi protagonisti?
Credo che costruire uno stadio significhi anche valorizzare la passione di milioni di tifosi. Di un nome, quello della Roma, che non ha confini geografici. Ne ho avuta di recente la riprova con la richiesta di amicizia su Facebook da parte di romanisti cinesi, come finlandesi o brasiliani. Potenzialità enormi, di cui la proprietà si è resa certamente conto quando ha deciso di acquistare la società. Penso quindi ad un parco tematico, ma anche ad un museo, come a locali dove acquistare, magari ad un prezzo equo e accessibile, magliette e gadget di ogni tipo. Personalmente, correrei a comprare una schiuma da barba di De Rossi, perché le grandi società devono far leva anche su questi aspetti commerciali. Luoghi, in generale, dove i padri possano portare i figli a conoscere la storia e i personaggi che hanno reso grande la squadra. Penso anche ad una Fondazione, che si occupi, ad esempio, dell’avviamento allo sport per tante centinaia di ragazzi, che oggi vivono una condizione di mancanza di tali strutture. Lo stadio, quindi, come elemento catalizzatore e promotore di attività, per costruire un valore economico e sociale, che torni utile tanto alla società quanto alla stessa città.
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