(C.Zucchelli) – Un’intervista a 360 gradi per farsi conoscere dai tifosi della Roma come uomo invece che solo come direttore sportivo. Walter Sabatini si racconta alla rivista ufficiale del club e lo fa partendo da una battuta. Quando James Pallotta è venuto nella Capitale un paio di mesi fa, prima del famoso tuffo in piscina vestito, ha detto che uno dei suoi obiettivi era quello di togliere le sigarette al ds. Anzi: l’aveva messo in cima ai suoi desideri. Sabatini sorride e gli risponde così: «Gli ho consigliato di mettere questo suo obiettivo al quinto o sesto posto: non è consigliabile iniziare con un fallimento». […] Due orologi, qualche telefono che squilla ininterrottamente con chiamate da ogni parte del mondo, procuratori e agenti da incontrare, calciatori da consolare o spronare, partite da vedere e rivedere ogni giorno. E i momenti liberi (pochi, soprattutto da aprile ad agosto, periodo di mercato) dedicati al figlio Santiago: «Non farà il calciatore, forse il giornalista», racconta ancora Sabatini. Insieme vivono a Roma, dove il ds si è trasferito quindici anni fa: «È una città che mi tranquillizza e disorienta allo stesso tempo». Anima contrastata, quella di Sabatini. Il primo dirigente a mettere la faccia sulla nuova avventura americana, l’uomo che per mesi è stato il punto di riferimento dentro e fuori Trigoria. Non sono passati neanche dieci mesi da quel giono di giugno in cui c’è stata la conferenza di presentazione: in mezzo due sessioni di mercato, l’arrivo di qualche giocatore, la cessione di qualcun altro, le partite viste dalla piccionaia dell’Olimpico e gli allenamenti, come quello di ieri, seguiti da bordocampo. È entrato presto nel cuore dei romanisti, senza aver bisogno delle classiche dichiarazioni che troppo spesso si fanno in questi casi.[…]