(D.Galli) Si chiama Cushman & Wakefield Sonnenblick Goldman LLC la società cui si è affidata la Roma per valutare dove costruire il proprio stadio. I tempi non saranno brevissimi, ma nemmeno infiniti. La Cushman ultimerà il processo di selezione delle aree entro giugno. Ne resteranno in ballottaggio un paio. Tre, al massimo. A quel punto, il club avrà in mano tutti gli elementi per la decisione finale. Che sarà presa entro fine anno. Un colosso della consulenza nel real estate. Nel settore immobiliare. La Cushman & Wakefield Sonnenblick Goldman ha sedi in quasi tutti i continenti, dal Nord America all’Oceania. Ne ha una anche in pieno centro a Roma. Il suo Senior Managing Director è Arthur Sonnenblick, che tra le altre cose è anche membro del boarddella Alexander’s Inc., altra società che si occupa di real estateassieme (tra gli altri) aThomas Richard DiBenedetto. (…) In attesa che la Cushman ultimi il proprio lavoro, un’analisi neutra, oggettiva, che prevede vantaggi e svantaggi di ogni zona, la Roma ha consegnato le chiavi del progetto a Dan Meis. Un «top stade architect», come lo definisce su Twitter l’ad romanista Mark Pannes, che collabora dal 2010 con la californiana Populous. Sarà Meis a seguire quindi la parte prettamente tecnica. Anche qui c’è la firma di DiBenedetto. I due si erano incontrati a ottobre all’Emirates Stadium. Mr Tom aveva visitato l’impianto a margine di “Leaders in Football”, un convegno internazionale dove il presidente giallorosso – per la Serie A era stata invitata solo la Roma – era stato uno dei relatori. La Roma va quindi avanti per la sua strada. Certo, se questo benedetto disegno di legge sugli stadi diventasse legge, sarebbe meglio. Permetterebbe di accorciare notevolmente i tempi burocratici. Potrebbe bastare un’unica conferenza di servizi per mettere d’accordo tutti gli enti coinvolti.
L’idea del Governo, ma pare anche della maggioranza delle forze politiche, è quella di far approvare il disegno di legge a una commissione che, in gergo giuridico, è definita in sede legislativa o deliberante. Perché è più facile far mettere d’accordo una manciata di persone piuttosto che 630 deputati. Dopo la Cancellieri, dopo le parole del titolare del Viminale, ieri è andato in pressing sui partiti anche il ministro dello Sport, Piero Gnudi. «Siamo a buon punto», ha detto al convegno della FederSport su presente e futuro dello sport italiano, «ho fatto vari incontri con i rappresentanti delle varie forze politiche – spiega – e sono tutti d’accordo, ma sembra che non si riesca a chiudere il cerchio. Spero che si possa riuscire a chiuderlo in pochi giorni. I problemi sono tanti e il mio tempo è breve. Ma il mio impegno sarà massimo». Ecco, la Roma ci conta