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IL ROMANISTA . Stek: «Ora la rivincita»

Marteen Stekelenburg

(D. Galli) – «Al derby vogliamo la rivincita». Il nuovo leone di Wembley, il portiere che due sere fa ha battuto gli inglesi a casa loro, ha la criniera bionda, negli occhi il colore del cielo e nei guantoni l’eredità di Franco. Franco Tancredi, il mito, il modello, il Papa buono della porta romanista, colui che adesso allena ogni giorno Maarten Stekelenburg. Il numero uno romanista ha appena finito di parare per l’Olanda. Un’amichevole con l’Inghilterra vinta in maniera pazzesca. Avanti di due gol, i compagni di Maarten alias Franco si fanno raggiungere negli ultimi minuti di gioco. Stek non ha colpe. Anzi, in un paio di occasioni prima del vantaggio olandese è letteralmente provvidenziale. Prima anticipa Young, che stava per approfittare di un errato appoggio difensivo. Poi devia in angolo un insidioso tiro degli ex uomini di Capello. Sulla rete di Cahill, che conclude da pochi passi, non può praticamente fare nulla. E non ha colpe nemmeno sul raddoppio.

Espugnato Wembley con il 3-2 allo scadere di Robben, Stekelenburg parla di casa sua. Della Roma, quindi. «Sto molto bene a Roma e alla Roma, e spero di rimanerci ancora per tanti anni. È una società fantastica».Franco alias Maarten sogna di poter cancellare il ko del derby di ottobre:«Vogliamo la rivincita, ma se paragoniamo la partita dell’andata con quella che dovremo giocare siamo molto avanti con la stagione, abbiamo 26 partite alle spalle e soprattutto è migliorato il nostro modo di giocare. C’è voluto un po’ di tempo per assimilare il nuovo sistema con il nuovo allenatore. Ora però l’intesa tra di noi è nettamente migliorata rispetto ad ottobre. Eravamo tanti giocatori nuovi e quindi abbiamo avuto bisogno di un po’ di tempo in più per amalgamarci al meglio».

Tornare sull’episodio di Bergamo, sull’esclusione di De Rossi, non ha più senso. Stekelenburg preferisce guardare oltre. Al futuro. Alla Lazio e pure oltre. «È una decisione dell’allenatore per cui non ho niente da dire in merito. Anche se subito dopo la partita sono dovuto partire per venire qui a Londra, credo che sia tutto a posto». Lo è sicuramente, è stato lo stesso De Rossi a evitare ogni polemica professando una volta ancora, e nel momento in cui gli equilibri erano più fragili,  un’assoluta fedeltà al suo allenatore. A Maarten/Franco va bene così. L’ex portierone dell’Ajax, dicono a Trigoria, sta vivendo nella Roma una seconda giovinezza. Non parla ancora italiano, ma lo capisce. O quantomeno non ha più problemi di comprensione con i compagni di difesa. Là dietro, il punto fermo è proprio lui. Pagato 6,3 milioni di euro, l’olandese aveva dimostrato quasi subito di valere ogni centesimo. Lo scontro con Lucio il 17 settembre a San Siro aveva fatto temere il peggio. Fibra forte e carattere di ferro, Stekelenburg si è ripreso la porta proprio in occasione del derby d’andata. Un ritorno sfortunato. Adesso, Maarten ha voglia di prendersi la rivincita. Per la Roma. E per se stesso. All’anagrafe è Maarten. Ma voi chiamatelo Franco

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