(C. Zucchelli) – E adesso, mentre la Curva Nord si diverte inneggiando a Luis Enrique, come peraltro già fatto prima della partita, diventa difficile trovare qualcosa da salvare nell’ennesima giornata da dimenticare. La Roma perde in casa il derby dopo una vita, regala alla Lazio la seconda stracittadina della stagione, sprofonda a meno dieci in classifica dalla squadra di Reja (una delle peggiori affrontate all’Olimpico) e dice addio ai sogni di qualificazione Champions. Nell’1- 2 con cui la Lazio vince ci mette del suo Bergonzi, che dopo 7 minuti assegna un rigore per fallo di Stekelenburg su Klose e poi espelle lo stesso portiere olandese ma si dimostra molto meno fiscale quando Biava, ad esempio, andrebbe cacciato per doppia ammonizione, ma ci mette del suo soprattutto la Roma che in dieci per quasi 90 minuti prova a reagire, come può, ma a parte un paio di occasioni con Totti non riesce quasi mai ad essere pericolosa. Anzi, rischia più volte di subire il terzo gol. Sarebbe stato troppo, visto che poi la Nord, oltre agli ignobili insulti razzisti a Juan, continua nella sua giornata di “gloria”: “Il vostro progetto è come il ponte di Messina…non si fa mai”.
Ridono i laziali, c’è poco da ridere in casa Roma. Fin dal’inizio. Luis Enrique sceglie Lamela in attacco con Totti e Borini, a centrocampo Simplicio sostituisce Gago, in difesa Taddei si sposta a destra per far spazio a José Angel. Tutto succede nei primi minuti: Stekelenburg stende Klose, lanciato a rete da Hernanes dopo un pallone perso da Pjanic a centrocampo su pessimo passaggio di Heinze, e l’arbitro Bergonzi non ha dubbi: rigore ed espulsione dell’olandese. Luis Enrique è costretto a cambiare, non prima di aver protestato insieme a tutta la sua panchina: fuori Lamela, dentro Lobont. Hernanes segna, la Roma accusa il colpo ma non si scompone. E riparte.
Al quarto d’ora la Roma pareggia sugli sviluppi di un calcio di punizione. L’1-1 porta la firma del solito Borini: Juan largo a sinistra calcia in porta dalla linea di fondo, la palla sbatte sulla traversa e l’attaccante di sinistro non sbaglia. Biava, appostato dentro la porta, prova a colpire di testa ma la palla erà già entrata. L’attaccante, al nono gol stagionale (ottavo in campionato) esulta, De Rossi corre sotto la Sud e abbraccia Lobont, la Sud riprende a cantare. La Roma ci crede.
Il primo tempo corre via così, senza particolari pericoli, nella ripresa il copione della partita non cambia. La Roma chiude gli spazi e quando può riparte, la Lazio fa poco o nulla. Il miracolo sembra concretizzarsi sul destro potente di Totti che termina di poco al lato ma è un nulla di fatto. Dopo un quarto d’ora arriva il gol decisivo. E ancora una volta la Roma subisce su palla inattiva: sulla punizione tagliata di Ledesma, la difesa s’addormenta e Mauri infila Lobont con un tocco di sinistro in spaccata. La Roma, anche in questo caso, prova a reagire ma le energie vengono meno. Pjanic, problema muscolare, chiede il cambio e al suo posto entra Marquinho. I giallorossi chiedono il doppio giallo per Biava per una trattenuta su Totti, Bergonzi sorvola poi Juan, come detto preso di mira dalla curva Nord con ululati razzisti, tiene in partita la Roma con un salvataggio in extremis su Hernanes lanciato a rete. Ma a un quarto d’ora dal termine anche il brasiliano, già dolorante alla fine del primo tempo, è costretto a gettare la spugna per un problema al ginocchio.
Luis Enrique tenta il tutto per tutto e getta nella mischia anche Bojan. Totti sfiora il palo con un colpo di testa all’84’, poi anche la Lazio resta in 10 uomini per l’espulsione di Scaloni, che all’86’ rimedia il secondo giallo per un fallo da dietro su Bojan. Nel finale la Roma ci prova ancora, più con la forza della disperazione che con la precisione delle idee, ma il pallone dalle parti di Marchetti non arriva mai. E finisce così, nel peggiore dei modi. Con la Nord che inneggia a Luis Enrique.