Il derby è sempre il derby. Nonostante uno faccia finta di non sentirlo, dentro ha un’uragano di emozioni. Durante tutta la settimana che lo precede la tensione è altissima. Ogni derby risente di una particolare atmosfera, che attanaglia il tifoso, il giocatore, il dirigente. E’ un’atmosfera che prende tutta la città, la borgata, il rione. E chi c’era oggi era pronto a tirare fuori tutto quello che aveva accumulato durante la settimana trasformandolo in passione, grida e cori per spingere in rete quel pallone. Sembrava tutto perfetto. Eravamo bellissimi. Pronti a fare la cosa che più ci piace e che meglio ci viene: tifare la Roma. E nonostante dopo pochi minuti fosse arrivata una doccia fredda, non ci siamo fermati. Urlando ancora più forte abbiamo spronato quei ragazzi in difficoltà verso una vittoria che poi alla fine non è arrivata. Una vittoria importante si, ma che dopo cinque derby vinti di fila in fin dei conti fa da contorno. La vittoria che più ci sta a cuore ce la siamo portata a casa, mostrando ancora una volta a chi ci stava di fronte cosa voglia dire onorare una maglia, oltre il risultato e fino alla fine. Dando l’ennesima lezione di tifo a chi si crede un ultras e poi si fa scortare allo stadio dalla polizia. Ammutolendo di nuovo chi occupa la curva opposta non per scelta, ma perché scappatovi. “Per una bandiera giallorossa non servono soldi da raccogliere, non serve chiedere aiuto, non servono autorizzazioni, ognuno di noi è un pezzetto della coreografia giallorossa, ognuno di noi si dia da fare…” era lo slogan che per tutta la settimana aveva animato i tifosi giallorossi. E la Sud non si è fatta attendere, concedendo l’ennesimo spettacolo di bandiere e fumogeni a chi dall’altra parte del campo sventolava le solite bandierine acquistate su e-bay con pay pal. Ma questi sono dettagli. D’altronde la nostra superiorità la mostriamo tutti i giorni a chi si vanta di essere il dodicesimo uomo in campo ma poi non canta per tutta la partita. Sotto di un gol avremo potuto non cantare anche noi. Ma noi no, non siamo così. E nonostante quella vittoria che ci avrebbe reso ancor più felici non è arrivata si sorride lo stesso. Si sorride perchè ha giocato la Roma, si sorride perchè è da bambini che la si ama in ogni dove, in ogni come e con ogni mezzo. I vecchi amori e le grandi passioni con il tempo non si impolverano ma si rafforzano, si tramandano, camminando su un filo inesorabile e, nonostante il destino abbia giocato a modo suo le carte della vita, si va avanti scegliendo il sentimento più completo e più sincero. E nonostante questo calcio questo malato figlio del modernismo ci voglia bollare, omologare e rinchiudere, dobbiamo sempre ricordare che vinceremo sempre prima noi che la Roma…AS Roma finché morte non ci separi!
A cura di Edwin Iacobacci