Non c’è nulla di più bello che vincere. Anzi, non c’è nulla di più bello che farlo soffrendo. Alla fine, che si tenga palla per sessanta minuti o si giochi di rimessa, sono sempre tre i punti messi “al pizzo”. La Roma, stavolta, ha brillato meno di altre volte. Ha saputo soffrire e, proseguendo nel solco tracciato a Palermo, è stato aiutata dalla fato. Come sempre: meglio essere fortunati che bravi. Nessuno, con un minimo di esperienza di vita, può dire il contrario. In una gara tatticamente più facile rispetto a tante altre giocate all’Olimpico, i giovanotti di Luis Enrique hanno steccato. Su quasi tutta la linea. Nonostante una discreta tenuta difensiva, una maggiore compattezza sugli esterni e la solita, spasmodica, ricerca del bello assoluto le cose non sono andate come in molti speravano. Centrocampo e attacco hanno sofferto, dimostrando indubbie difficoltà di palleggio e una tenuta mentale affaticata nei momenti cardine della sfida. Con la contemporanea assenza di Totti e Pjanic, gli unici registi della squadra, si è percepita una sfibrante anarchia di movimenti e una fastidiosa anemia d’idee. Consueti peccati di gioventù e, forse, un latente atteggiamento di presunzione quanto mai inopportuno per un gruppo ancora sprovvisto di meccanismi, certezze e risultati. Nella settimanale ripetizione di un campionato divenuto qualitativamente inferiore pure a quello greco, l’obiettivo romanista è comunque salvo. Sei punti in nove giorni, oltre a mancare da tanto tempo, hanno permesso un ulteriore balzo in avanti in classifica. Il difficile, però, arriva adesso. Non tanto per lo scontro di sabato col Milan, quanto nel riuscire capire realmente dove arriverà la Roma. La Champions è ad un passo ma il viottolo per raggiungerla è affollato di streghe e maghi cattivi. L’Europa League dista pochi centimetri anche se, a molti, sembra quasi un contentino. Roba che, fino all’altro ieri, si mangiava pane e salame. Ora, invece, se non ci stanno i crostini di patè foi gras accompagnati da uno champagne d’annata, qualcuno storce la bocca. Sarà pure il passo dei tempi, la voglia di crescere, il fascino di un progetto o il desiderio di tornare a sognare, ciò nonostante bisogna tenere i piedi ben saldi a terra. Ad oggi, purtroppo, non si può scegliere. E’ necessario prendere ciò che viene e goderselo il più possibile. Cercando di tenere a mente che Roma non è stata costruita in un giorno. Ma neanche scoperta poco prima del 1500.
A cura di Piergiorgio Bruni