(F. Balzani) – «Ora fai vedere quanto vali». Se lo sente ripetere da almeno tre giorni Simon Kjaer: da Luis Enrique, dai compagni e, soprattutto, da Sabatini che lo ha voluto in giallorosso. L’infortunio che ha tolto di mezzo Juan spalanca le porte al danese, che sabato a Palermo tornerà titolare di fronte ai suoi ex tifosi. Sarà la prima di 12 partite in cui «er biondo» (come lo chiama Totti) dovrà dimostrare di meritare la conferma, anche se il Wolfsburg ha già deciso di concedere alla Roma un altro anno di prestito (gratuito). Il danese dovrà finalmente dimenticare lo choc del rigore causato nel derby d’andata e tornare a essere il difensore ammirato a Palermo dal 2008 al 2010. Impresa non facile per un ragazzo timido, che in Sicilia chiamavano «gigante bambino». Perché bambino Kjaer lo era davvero quando arrivò in Italia. Nato a Horsens, 50 mila abitanti nello Jutland centrale (una delle zone più fredde della Danimarca), cresciuto col mito del Liverpool e con il poster di Cannavaro in camera, Simon decise di accettare l’offerta del Palermo a soli 19 anni nonostante il no della madre, insegnante di religione, che avrebbe voluto per lui un futuro universitario. «Ma l’ho fatta contenta facendomi tatuare l’Ultima Cena e la Vergine Maria», ricorda lui. L’impatto col campionato italiano fu subito positivo. «Anche grazie a una famiglia danese che a Palermo mi ha praticamente adottato», fa sapere Simon. A Roma lo ha accompagnato Camilla, sua fidanzata dai tempi delle medie, ma le cose sono andate diversamente. La grande piazza, le critiche al primo errore e la lontananza dalla famiglia hanno fiaccato lo spirito di un ragazzo che anche in Germania ha dimostrato di essere allergico alle pressioni. «Ora conosce l’ambiente e ha pagato per i suoi errori. Sabato dovrà dimostrare di essere un grande difensore», tuona Sabatini.
Ieri sera, intanto, la squadra ha provato a dimenticare l’amarezza del derby perso con un’altra cena, sempre nel solito locale dell’Eur, alla quale hanno partecipato quasi tutti i giocatori (assenti De Rossi, Borini e Juan). Luis Enrique non c’era ma sembra che stavolta sia stato avvisato.