(Repubblica.it) – La “macchina” è partita e sarà difficile fermarla: la Lega Pro arriverà il più presto possibile a soli 60 club. Trenta in meno del format originario: ma non c’era altra soluzione, se si vuole ripulire un ambiente, in modo che i club paghino gli stipendi o, peggio ancora, non falliscano più a campionato in corso. Il presidente Mario Macalli e il suo staff agguerrito, fra cui il dg Francesco Ghirelli, ha avuto il pieno appoggio di Giancarlo Abete, presidente della Figc: e questo è un passaggio decisivo, che risolve anche i contrasti che c’erano stati sinora fra Lega Pro e Aic, sindacato calciatori (vedi Spy Calcio del 5 marzo) . Non si sa esattamente quando sarà a regime il sistema con 60 club, forse già la prossima stagione se fra crisi economica e calcio scommesse dovessero decimare i club. L’importante, in futuro, è avere organici ridotti ma sani. La Lega Pro, come noto, è anche all’avanguardia nel sistema di controllo sulle scommesse, un modo per tenere sotto tiro i calciatori che, come si è visto, in qualche caso si lasciano facilmente convincere a “taroccare” la partite (non solo a scommettere, che già è reato). Inoltre la Lega Pro sta mettendo mano anche alla situazione degli stadi: dal prossimo anno, addio alla tessera dei tifosi. Già il nome non piaceva molti. Ora si chiamerà fidelity card: darà la possibilità di averla al massimo in 30 giorni e si potrà andare in qualsiasi stadio. Non sarà più un business per le banche e faciliterà anche le trasferte. Inoltre la Lega Pro sta individuando due stadi dove verranno abbattute le barriere: un segnale importante. Che si può, e si deve.