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REPUBBLICA.IT. Paga sempre l’allenatore ed è record di esoneri. La Roma è un’evidenza di diversità

Luis Enrique

(M. PINCI) – Dopo l’esonero di Ballardini a Cagliari, deve saltare soltanto un’altra panchina per assicurare al campionato 2011-2012 il record unico di allenatori licenziati.

Già 15 i tecnici sollevati dal proprio incarico in questa stagione, un dato che eguaglia il primato della stagione ’51-’52: eppure sono ancora tanti a trovare scomode sedute tra i pensieri maligni dei propri presidenti. Il segno di un calcio pattumiera, che non potendo alzare la propria qualità divora i responsabili tecnici in un’ansia da prestazione continua, incessante. Due sconfitte e sei fuori, e non importa cos’hai fatto prima o cosa farai dopo.

Ma in anni di crisi economica, in cui il posto fisso è per stessa ammissione del presidente del Consiglio un’utopia da guardare con sospetto, più che da inseguire, il campionato italiano continua ad arricchirsi di tecnici part time: in media, è come se tre quarti delle squadre di serie A avessero assunto due allenatori nel corso della stagione, abbastanza per ridurre l’impatto della disoccupazione almeno nel dorato mondo della serie A. Non è un caso forse che il traguardo delle 15 panchine saltate sia stato tagliato a Cagliari, daCellino.

Il campione della specialità, con 35 esoneri in 20 anni di presidenza del club sardo, senza distinguere tra illustri carneadi come Massimo Giacomini, il capostipite della categoria, fino a nomi come Trapattoni – primo esonero in carriera proprio a Cagliari – Tabarez e Allegri. “Ma io mi sto mangiando il secondo testicolo. Il primo me lo sono giàmangiato”, la colorita immagine del presidente del Palermo Zamparini, riguardo l’esonero estivo quantomeno affrettato del tecnico Pioli, prima ancora che iniziasse il campionato. Da quel giorno, ha dovuto cambiare ancora, fuori il giovane Mangia e dentro Mutti. Su cui, tra l’altro, rischia di abbattersi nuovamente l’ira del lider maximo rosanero: “È una brava persona, ma sono preoccupato per la situazione psicologica”, spiega, “Ma credo che resterà fino a fine stagione”. Anche perché, nonostante un’indole che lo ha portato a sostituire già 46 allenatori (32 esonerati) in carriera, 20 al Palermo, 26 quando era presidente del Venezia: “Lo faccio spesso, ma alla fine non paga”.

Ma anche il tritacarne del calcio italiano, dove nell’ultimo quadriennio sia Inter che Juventus hanno cambiato 5 allenatori, c’è almeno un’evidenza di diversità. Che va al di là della logica del risultato, seguendo ciecamente o quasi la propria idea. È la Roma americana, che in estate ha affidato a Luis Enrique la propria guida tecnica. E che, nel momento più buio della stagione, dopo la seconda sconfitta consecutiva a Firenze, a inizio dicembre, anziché sollevarlo dall’incarico gli ha proposto un rinnovo per altri due anni, oltre la data di scadenza del 2013.

Offerta rimasta viva anche dopo il secondo derby perso su due, tanto da far dire al tecnico, in uno slancio d’orgoglio alla vigilia del match di Palermo, “magari dovrete sopportarmi per altri 4 o 5 anni”. Questa sì che sarebbe una rivoluzione.

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