Per descrivere la bravura e la grinta di Fabio Borini non abbiamo più molte parole. Per tracciare la descrizione di uno che è arrivato per fare il quinto attaccante tra lo scetticismo generale, basta guardare la sua esultanza con la mano tra i denti. Morde chiunque e in questa stagione lo ha già fatto dieci volte. Nove in campionato, una in Coppa Italia. Sette nelle ultime otto partite.
Ma questa volta i riflettori li puntiamo dritti dritti sulla difesa giallorossa, che ieri ha sofferto, traballato e resistito agli attacchi del Palermo ma che ha anche ritrovato compattezza e solidità non concedendo le imbarcate viste nelle ultime partite. Merito, questo c’è da dirlo, del lavoro fatto con Luis Enrique a Trigoria, dove, per tutta la settimana, si sono provati ripetutamente gli schemi difensivi e corretto i movimenti sbagliati.
Del romano e romanista Rosi non se ne parla quasi mai, perché da sempre è stato considerato da molti solo una seconda scelta. E invece sta ripagando la fiducia che gli è stata concessa dal tecnico asturiano, nonostante le sue prestazioni non passino mai alle luci della ribalta.
Su Kjaer, invece, non è piovuta solo la pioggia di ieri a Palermo ma anche le tantissime critiche dell’ambiente giallorosso. Forse respirare di nuovo l’aria di casa ha fatto bene al danese che al Renzo Barbera ha dimostrato che solo con la giusta tranquillità potrà provare a convincere Sabatini a riscattarlo.
Heinze è diventato ormai un punto fermo della difesa della Roma. Decisivo quando rischia l’espulsione su Hernandez lanciato a rete. Energico quanto basta quando interviene di testa, in scivolata e anche quando parla con gli avversari. Se ne sarà accorto Fabrizio Miccoli che ha tentato di toccargli il petto e per poco non ci ha rimesso un braccio.
Ed infine Josè Angel. Se fosse sempre quello visto contro il Palermo avremmo la certezza di avere in casa un terzino sinistro con i fiocchi. Invece, le sue prestazioni altalenanti, così come quelle di tutta la squadra, non gli hanno ancora permesso di entrare nelle simpatie del tifoso romanista. Ieri, però, gli abbiamo voluto tutti un po’ più bene, come fosse un figlio che prende il suo primo sette a scuola.
Ieri gli abbiamo visto un sorriso al triplice fischio finale. Lo stesso che è comparso sui volti tesi di tutti i tifosi giallorossi. Perché la Roma ha vinto e perché, forse, in questa stagione non è proprio tutto da buttare.
A cura di Noemi Pierini