(Clemente Lisi) – I club italiani non sono abituati ad avere proprietari statunitensi. Non come in Inghilterra, non c’è mai stata una società di alto profilo italiana con una prorpietà americana. Questo finchè Thomas DiBenedetto non ha rilevato la Roma lo scorso anno. Il gruppo di DiBenedetto ha preso le il 67% delel quote del club nell’Aprile del 2011 per 80 milioni di dollari, ed Agosto è ufficialmente diventato il proprietario di maggioranza. Questo ha fatto di luio il primo americano di sempre ad essere al comando di una squadra italiana. “Essere italo-americano ed essere cresciuto con un padre che ha amato tutto ciò che è italiano mi ha aiutato”, ha spiegato DiBenedetto. “Quando i miei soci del Fenway Sports Group hanno deciso di acquistare il Liverpool, ho deciso di andare per conto mio. Quando c’è stata l’occasione di acquisire la Roma, sapevo che era la mia opportunità e ho deciso che lo era anche per noi”. Come prima cosa, DiBenedetto ha inaugurato il “Sole Cuore Village” in Gennaio poco fuori lo Stadio Olimpico. A metà tra un luogo di divertimento, ed un luogo di ritrovo, è un posto dove i tifosi di ogni età possono trascorrere il tempo prima delle gare casalinghe. Il villaggio è stato progettato per creare un luogo tranquillo dove passare il tempo fuori dallo stadio, è un qualcosa che non è stato mai associato ad un club di calcio in Italia. Ha anche specificato che vuole usufrire dello stile americano nel marketing e nelle sponsorizzazioni per aiutare la Roma a competere con squadre come Juve e Milan.
“Puntiamo in alto. Il nostro primo obiettivo è vincere e vogliamo anche che i tifosi godano dell’esperienza allo stadio nel modo migliore possibile”. Per quanto riguarda l’imponente Stadio Olimpico – costruito nel 1928, rinnovato in occasione delle Olimpiadi del 1960 e aggiornato di nuovo per la Coppa del mondo 1990 – Dibenedetto ha detto che spera di ottenere il finanziamento che servirà per costruire il suo stadio. Diciassette squadre di Serie A, esclusa la Juventus, giocano in stadi di proprietà delle istituzioni comunali, che ogni anno li affittano a ciascun club. Lentamente, le società italiane si stanno convicendo che la costruzione e la gestione di stadi di proprietà, come già accade negli Stati Uniti e nella Premier inglese, porterebbe ad una migliore gestione dell’impianto e a maggiori flussi di denaro.
“Stiamo lavorando su questo”, ha spiegato DiBendetto. “Speriamo di venire a capo di questa situazione al più presto. Lo stadio Olimpico è meraviglioso, ma è solo che, è stato realizzato per le Olimpiadi”.
Le Olimpiadi non ci saranno. Lo scorso mese, la squattrinato governo italiano ha deciso di non presentare la candidatura ai giochi Olimpici del 2020. Questo non è motivo di preoccupazione per Dibenedetto, che potrà anche avere poca esperienza con il calcio, ma è non è nuovo nel mondo dello sport. in qualità di partner del Fenway Sports Group, Dibenedettoha maturato esperienza lavorando per una società che ha acquisito il Boston Red Sox e realizzato NESN, un canale TV via cavo dedicato allo sport. La società ha accettato di acquistare il club inglese del Liverpool nell’ottobre 2010 , anche se DiBenedetto non ha avuto alcun coinvolgimento in tale affare. La sinergia aziendale potrebbe portare il Liverpool e la Roma ad affrontarsi questa estate in una amichevole precampionato al Fenway Park, stando a quanto risulta a coloro che conoscono bene la situazione. Al campo di allenamento della Roma, nella periferia di Trigoria, tutto è come prima. La rivoluzione di DiBenedetto non appare nel lavoro quotidiano dei giocatori, ma si sta realizzando qualcosa che sta cambiando il club.
“Penso che il club abbia un futuro luminoso”, ha detto l’attaccante Francesco Totti, che ha fatto parte dell’Italia campione del Mondo nel 2006 . “I risultati arriveranno. Ci vuole tempo per un nuovo presidente e allenatore per abituarsi ad un certo sistema”.
Non vi è nessun dubbio sul fatto che il 61enne DiBenedetto è concentrato sui risultati della squadra. Durante l’estate, il club ha ingaggiato come allenatore l’ex nazionale spagnolo Luis Enrique.Un tecnico giovane che proviene dal Barcellona, che ha portato a Roma lo stile spagnolo offensivo, con risultati altalenanti. Dopo aver ottenuto una serie di risultati negativi, il club si era attestato lo scorso fine settimana al quinto posto, prima di perdere nel derby contro la Lazio per 1-2, con i rivali cittadini e co-inquilini dell’Olimpico, e scendendo così al sesto posto. I dirigenti della squadra hanno detto che l’obiettivo finale di questa stagione è quello di arrivare al terzo posto per qualificarsi in Champions League.
I critici hanno spiegato che a Luis Enrique mancano i giocatori di sufficiente talento per emulare il Barcellona. In questo non ha aiutato il lungo infortunio di Francesco Totti, vera e propria stella della squadra, occorso all’inizio della stagione. A differenza dei proprietari delle squadre italiane, che sono pronti a esonerare un allenatore dopo una serie di sconfitte, Dibenedetto e i suoi consiglieri hanno bloccato Luis Enrique nonostante le richieste provenienti dagli esperti e dagli appassionati che ne chiedevano l’esonero.
“Credo che quando la Roma mi ha assunto, che stavano cercando qualcosa di giovane”, ha detto il tecnico. “Abbiamo bisogno di rinforzi, ma ci siamo concentrati sui giovani. Quando ho parlato con Dibenedetto, sapevano che ero un allenatore dalla mentalità offensiva e che i tifosi vengono e si divertono. E ‘l’unico modo che conosco per giocare. Alla fine della stagione sapremo come è andata”.
Fonte: ussoccerplayers.com
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Clemente Angelo Lisi, giornalista con base a NY, è un reporter del
quotidiano New York Post, ed è l’autore del libro ” A history of the World
Cup: 1930-2006″ (Scarecrow Press, 2007)
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