Il poker servito della Juventus gli ha lasciato tra le mani sempre meno fiches, ma non per questo gli è stato chiesto di alzarsi dal tavolo e abbandonare la partita. Anzi, dal banco di Trigoria il credito nei confronti di Luis Enrique continua a essere cospicuo. «Nessun dubbio, la fiducia resta immutata» la posizione della società dopo il 4-0 di Torino, «ma adesso lasciateci raccattare i cocci». Insomma, la panchina del tecnico appare solida, al massimo è la Roma ad andare in pezzi in nome di un ‘progettò sempre più indecifrabile. A cinque giornate dal termine della stagione la Roma si ritrova infatti da un lato ancora in lotta per l’ultimo posto che vale l’accesso alla Champions League (la Lazio, terza, dista 5 punti), dall’altro alle prese con un’evidente fragilità strutturale testimoniata dalle 13 sconfitte in campionato (15 se considerate anche le coppe) e da un’identità di gioco non più così riconoscibile come in passato. Le scelte fatte da Luis Enrique allo Juventus Stadium sono apparse lontane anni luce dalla ‘proposta non negoziabilè con cui l’asturiano ha impostato il proprio lavoro nella Capitale. Le esclusioni di uomini di esperienza e carisma come Heinze, Taddei e Totti, l’arretramento di De Rossi in difesa, soprattutto l’utilizzo di Perrotta (riscoperto titolare dopo quattro mesi) a uomo su Pirlo hanno certificato l’involuzione di un progetto di gioco dai contorni ormai sbiaditi. «Ma Luis Enrique non è assolutamente in confusione, anzi prepara sempre con scrupolo tutte le partite» è ancora la convinzione di chi quotidianamente segue il lavoro dello spagnolo a Trigoria. A non piacere, semmai, è stato il comportamento di giocatori come Osvaldo e Lamela. Il primo (che dopo la vittoria con l’Udinese ha avuto assieme ad Heinze e De Rossi un acceso confronto con Baldini per l’accusa di «scarsa personalità» mossa dal dg nella trasferta di Lecce) si è scagliato contro la direzione dell’arbitro Bergonzi contravvenendo al codice interno del club, mentre il secondo si è macchiato di una vergognosa reazione con lo sputo a Lichtsteiner che gli costerà tre giornate di squalifica, una multa interna, e una menzione di disonore nella galleria di predecessori che annovera tanti ex giallorossi (Voller, Zago, Totti, Rosi) e giocatori del calibro di Rijkaard, Mihajlovic, Samuel e Lavezzi. Lamela, che attraverso un comunicato si è scusato con «tifosi, compagni di squadra, allenatore e avversario per l’increscioso episodio», salterà quindi la prossima gara interna contro la Fiorentina (in cui mancheranno anche Stekelenburg e Bojan, fermati dal giudice sportivo per un turno) e le successive due con Napoli e Chievo, anche perchè la dirigenza, dopo aver visto le immagini e aver parlato con l’ex River Plate, ha deciso di non inoltrare ricorso. Sicuro del ritorno in squadra coi viola invece capitan Totti: il numero 10, dopo essersi adeguato all’esclusione tecnica di Luis Enrique con la Juventus (comunicatagli solo all’arrivo allo stadio), è tornato ad allenarsi a Trigoria assieme ai compagni nell’indifferenza dei tifosi giallorossi. Il malcontento, d’altronde, era stato già manifestato qualche ora prima, al ritorno nella notte della squadra da Torino, con una mini-contestazione da parte di poche decine di sostenitori.
Fonte: ansa