Zeman, Capello, Prandelli e Spalletti: suggestive ipotesi per il dopo Enrique. Ecco perchè uno di loro può essere scelto.
La quattordicesima sconfitta è quella che ha decretato probabilmente la fine dell’avventura romana di Luis Enrique. Il tecnico asturiano, che pure era stato accolto con fiducia e stima dal popolo giallorosso, non è riuscito a regalare i risultati sperati e anzi, andando avanti la stagione, ha dimostrato limiti e perso sicurezza, appeal e certezze: il suo gioco infatti è andato via via peggiorando, fino a sparire del tutto nelle ultime disastrose uscite della Roma. Normale quindi iniziare a pensare al futuro, anche se sarà difficile per l’attuale dirigenza – che tutto aveva puntato sull’asturiano – scaricarlo ora. L’ideale per il club sarebe ricevere le dimissioni di Luis a fine stagione. In ogni caso è ormai quasi impossibile ripresentare il sempre più confuso Enrique anche il prossimo anno. Ed ecco allora presentarsi all’orizzonte anche la possibilità di un clamoroso ritorno sulla panchina giallorossa. I candidati sarebbero addirittura 4. Scopriamo chi e perchè l’operazione non sarebbe impossibile.
Fabio Capello: l’uomo del terzo scudetto. Lasciata la panchina dell’Inghilterra Sir Fabio è in cerca di una nuova avventura. Rumors delle ultime settimane lo volevano vicino a un altro clamoroso ritorno, ma sulla panchina del Milan. In realtà il sogno di Berlusconi è un altro e si chiama Pep Guardiola. Capello non si è lasciato bene con l’ambiente giallorosso, l’addio direzione la Juve di Moggi e Giraudo è stato un colpo gobbo che i tifosi non gli hanno perdonato. Ma a suo vantaggio va (oltre al ricordo dell’ultimo tricolore), la capacità di farsi comprae i campioni. E il suo carattere duro potrebbe servire per far crescere “la Roma bambina” di cui parla Baldini. Già Baldini, che lo ha seguito a Madrid e ed è diventato il dg nella nazionale inglese. Tra i due il feeling è fortissimo. E tanto basta per renderlo un possibile candidato.
Cesare Prandelli: un amore mai consumato Se Capello è il tecnico con cui Baldini ha lavorato di più, ce ne è un altro che Baldini scelse proprio per affidargli il post Capello ed è Cesare Prandelli, attuale ct azzurro. Tra i due l’amicizia e la stima è rimasta intatta negli anni: spesso si sono visti anche a Firenze quando Cesare era il tecnico viola. L’avventura di Prandelli a Roma durò lo spazio di pochi mesi estivi: le condizioni di salute di sua moglie Manuela lo spinsero alle dimissioni prima dell’inizio del campionato. Ma il pubblico romanista gli dimostrò in quei momenti un sincero affetto che Prandelli non ha mai dimenticato. Non volle mancare al funerale di Franco Sensi spostando gli allenamenti della Fiorentina e ha sempre speso parole al miele per i tifosi della Roma e per il simbolo giallorosso: Totti. Recentissima la sua visita a Trigoria per salutare Enrique e rendersi conto della condizione fisica di alcuni romanisti in odore di azzurro per gli Europei, oltre a De Rossi infatti sperano Osvaldo e Borini. Insomma, con Cesare si andrebbe sul sicuro: garantisce gioco, valori, fair play, costi non eccessivi e, soprattutto, risultati. La Fiorentina dopo di lui è crollata. Lo vorrebbe anche Moratti per la prossima Inter: ma lì balla anche un’altra promessa, quella fatta a Stramaccioni in caso di Inter terza in classifica, possibiltà non più così remota. Prandelli, dopo gli Europei può liberarsi e l’ipotesi Roma resta suggestiva.
Zdenek Zeman: lo spettacolo e i valori. Tra i possibili ritorni è quello che entusiasmerebbe di più il tifoso della Roma: parliamo del boemo. Il tecnico più amato, pur avendo allenato la Roma solo due stagioni dal 1997 al 1999, Zeman rappresenta il gioco, lo spettacolo, le emozioni, i gol, i valori. A distanza di quasi quindici anni l’affetto verso il maestro di Praga resta immutato e la stagione straordinaria del suo Pescara in B dimostra che il suo gioco resta all’avanguardia. Zeman creò le basi per lo scudetto di Capello, fu allontanato da Sensi per ragioni di politica sportiva (“con lui non ti faranno vincere”, suggerirono all’ex presidente) e a lui si devono le denunce contro la corruzione e il doping nel calcio. “Io sto con Zeman” recitavano magliette e cappellini indossati dai tifosi della Roma. A toglierli dall’armadio ci si mette poco e sono ancora di moda. Con Zeman ci sarebbe la crescita dei giovani, il ritorno dell’orgoglio, la voglia di gol e spettacolo. E lui sarebbe l’uomo più felice del mondo, avendo sfiorato il ritorno anche l’anno in cui fu scelto Spalleti (il boemo aveva già raggiunto l’accordo con la Sensi, poi ci furono le solite pressioni del Palazzo). Per anni la suoneria del suo cellulare è stata Grazie Roma. E quando andò via da Trigoria lo fece con le lacrime agli occhi. A Roma vive la sua famiglia, a Roma giallorossa ha lasciato il cuore. Questa estate Baldini gli offrì la gestione del settore giovanile. L’ipotesi non si concretizzò: lui è uomo da prima squadra. E’ uomo da Roma.
Luciano Spalletti: il suo calcio da applausi. E’ suo il calcio più bello degli ultimi dieci anni in Italia. Suo e della sua Roma riimodellata e inventatata con un 4-2-3-1 che ha raccolto consensi, applausi, finali (e vittoria) di Coppa Italia, e scudetti sfiorati. Ha lavorato a Roma in maniera splendida per quasi 5 anni completi, è andato via da signore, è ricordato con affetto da tutti i tifosi giallorossi. A lui sono legate le ultime vere emozioni. Emigrante di lusso allo Zenit, sta vincendo il secondo titolo consecutivo, guadagna da nababbo e a San Pietroburgo vive da Re. Ma Roma è Roma e l’idea di un’altra avventura potrebbe affascinarlo. Di certo sarebbe riaccolto con tutti gli onori. De Rossi sarebbe il suo maggiore sponsor, Totti ebbe qualche problemino con lui nel finale, ma sono cose superabili. Big Luciano, perchè no?
Fonte: Ilmessaggero.it