La città si stringe al patron del Lecce ieri in tribuna con la famiglia. I primi dubbi: “Sto cercando di capire qualcosa ma non ci riesco”
“È un momento difficile per la mia famiglia.Credo a mio figlio Pierandrea, se non dice la verità a me a chi deve dirla? Se mi avesse raccontato una bugia sarebbe dura per lui”. Il patron del Lecce Giovanni Semeraro sintetizza in poche parole i sentimenti di un’intera città: amarezza per il coinvolgimento della squadra giallorossa nell’inchiesta sul calcioscommesse, volontà di prendere le distanze da uno scandalo senza precedenti e di restare uniti, ma anche dubbi che cominciano a minare quelle che fino a ieri sembravano certezze. Vacilla la sicurezza dei giorni scorsi, quando il patron dichiarava che la società e la sua famiglia erano “completamente estranee a tutto quello che è emerso dalle dichiarazioni dei protagonisti della vicenda”, perché troppi sono i particolari che cominciano ad emergere dalle carte. Tanti ma non ancora abbastanza da fornire un quadro chiaro: “Mi piacerebbe capire di più, ma non riesco a farlo”, dice Semeraro L’inchiesta barese, intanto, procede a pieno ritmo e nubi sempre più nere si addensano sull’Us Lecce. Venerdì è stato il giorno delle ulteriori conferme.
Gianni Carella e Andrea Giacobbe hanno ribadito l’indicazione fornita da Andrea Masiello: l’imprenditore leccese Carlo Quarta avrebbe pagato 230.000 euro per aver truccato il derby con il Bari. E ieri l’ombra di ulteriori sospetti è scesa verso la capitale del Barocco, che si è stretta attorno alla squadra di calcio per sostenerla nella difficile prova contro la Roma. Allo stadio di via Del Mare sono arrivati in 12.500, portando ai botteghini il quarto incasso più alto della stagione. I pronostici che volevano i tifosi presenti in gran numero sono stati rispettati e la risposta in campo non ha tradito le aspettative. Il 4-2 finale è stato una boccata d’ossigeno per la classifica e un modo per allontanare dalla città i fantasmi che l’hanno invasa negli ultimi giorni. Primo fra tutti quello di Carlo Quarta, il mister X che compare nelle carte dell’inchiesta barese come l’emissario dei Semeraro nella compravendita delle partite, e il cui nome, da giorni, rimbalza tra le strade e nei palazzi salentini. Così come sugli spalti dello stadio. All’ingresso del via Del Mare, per una paradossale coincidenza, una gigantografia proprio di Quarta, candidato della lista “Grande Lecce” a sostegno del sindaco uscente Paolo Perrone. Volto e nome coperti dalle strisce blu che connotano l’affissione abusiva, proprio nei giorni in cui la città finge di ignorare l’esistenza di quell’uomo e dei suoi guai giudiziari. Dopo le dichiarazioni di Masiello, infatti, il nome di Quarta è stato iscritto nel registro degli indagati con l’accusa di frode sportiva, anche se a quanto pare nessun atto ufficiale gliè stato ancora notificato.
L’imprenditore del settore dolciario si è detto “estraneo ai fatti”, paventando il rischio di una strumentalizzazione politica della vicenda. Al momento, però, restano coperte le carte in possesso della Procura di Bari sulla posizione dell’imprenditore e anche sul possibile coinvolgimento della famiglia Semeraro nella combine. Quarta, del resto, è legato da rapporti molto stretti ai figli del patron Giovanni Semeraro e, proprio su quei legami, sarebbe focalizzata l’attenzione degli inquirenti. I Semeraro, dal canto loro, da giorni ribadiscono serenità, a cui ieri hanno dato veste formale con la presenza allo stadio dell’intera famiglia. Accanto a loro i volti noti della Lecce bene, politici e imprenditori, anche qualche magistrato, pronti a manifestare vicinanza e solidarietà. Sentimenti che comunque non allentano la tensione per le possibili novità che potrebbero arrivare nei prossimi giorni da Bari e che hanno fatto dire al patron Giovanni che questo è “un momento difficile per la mia famiglia, siamo tutti danneggiati. Non è una bella Pasqua con questo tsunami che si è abbattuto sulla mia famiglia ma restiamo tutti uniti”.