(A. Capponi) – Non bisogna farsi trarre in inganno da quel water all’interno, o dalla muffa che mangia i muri delle biglietterie, o dalla planimetria dell’impianto bruciata per metà, e insomma da tutto il degrado visibile a un visitatore: non bisogna farsi ingannare perché le condizioni dello stadio, dentro, pare siano peggiori.«La palestra della scherma praticamente non esiste più, la piscina è spaccata e perde come un colabrodo, le strutture orizzontali sono in condizioni pietose, le armature e i ferri nel cemento sono aggrediti dalla ruggine, l’acqua che è entrata nei fori degli stop dei seggiolini ha corroso tutto. Permettere all’acqua di entrare nel cemento è la cosa peggiore che si possa fare, per mettere i seggiolini avranno fatto ottantamila fori»:l’architetto Pier Luigi Nervi parla con voce bassa, tesa, addolorata.
Sono stati il suo nonno omonimo e suo zio Antonio a firmare il progetto del Flaminio, un gioiello incastonato in una parte pregiata di città, tra altri di architetti eccezionali. Un impianto storico, oltre che un pezzo di cuore dei tifosi più anziani della Lazio. «Perché nessuno se ne occupa? Il degrado è evidente, preoccupante». La famiglia Nervi parla per voce del fratello di Pierluigi, Marco: «In effetti, la situazione non è limpidissima. Il Rugby all’Olimpico fa comodo a tutti. Rimane Renzo Piano (che entro un mese dovrebbe consegnare le linee guida per l’area, ndr) ma è difficile dire quando il Parco della Musica sarà realtà. Oggi mi dicono che il Flaminio è utilizzato per piccole attività di quartiere, ma bisognerebbe fare di più». Di certo, non lasciarlo al degrado. Marco racconta anche «un aneddoto: sul passaporto italiano, oltre alle opere di Michelangelo, Brunelleschi e Bernini, le uniche moderne sono di mio nonno. I suoi lavori, dunque, sono utilizzati per rappresentare l’Italia».
A Roma, il Flaminio è ridotto così. Dopo la denuncia del Corriere di lunedì — «Allarme Flaminio: il Coni lo restituisce al Comune, che non sa cosa farne» — in molti hanno reagito. Subito scatta l’attenzione dei tifosi della Lazio: da Guido De Angelis, su Radiosei, chiedono di «farne la casa della Lazio». Il tecnico Andrea Agostinelli: «Il Flaminio porterebbe punti». Sull’argomento il presidente Claudio Lotito è scettico: «Non credo si possa, non è in linea con le normative Uefa». Marco Nervi non chiude porte alla Lazio, come a nessun’altra soluzione che salvaguardi l’integrità dell’opera:«Di certo ha bisogno di un restauro». Pierluigi Nervi: «Si vedano i costi per la ristrutturazione e si decida». Tutto, purché non lo si lasci così.