(G. Piacentini) – La sensazione è che la disfatta di Torino in casa giallorossa abbia lasciato solo cocci, sempre più difficili da rimettere insieme. La tifoseria, che ha manifestato il suo disappunto domenica notte, intorno alle 2, all’aeroporto di Fiumicino. Un girone dopo la mini contestazione alla stazione Termini, successiva alla sconfitta di Firenze, una quarantina di tifosi hanno atteso la squadra nello scalo romano: «Andate a lavorare» è l’unico coro riferibile insieme a qualche applauso ironico. Nessuna tensione, nemmeno quando un tifoso un po’ più intraprendente si è avvicinato a De Rossi e lo ha incitato a spiegare ai suoi compagni cosa significhi indossare la maglia giallorossa. Semmai, ieri, i soliti anonimi da Internet hanno rilanciato la brutale idea dei tifosi genoani: fare togliere la maglia ai giocatori. Dovrà raccogliere i cocci Luis Enrique per mettere insieme la formazione da schierare domani pomeriggio (arbitra Brighi) contro la Fiorentina. Il giudice sportivo ha fermato per un turno Stekelenburg e Bojan,mentre lo sputo a Lichtsteiner, evidenziato dalla prova tv, è costato tre giornate a Erik Lamela. La Roma ha scelto la linea dura (nonostante nelle motivazioni del giudice si sottolinei come il gesto sia una reazione a «una irridente gestualità dello juventino») e con un comunicato ufficiale—che contiene anche le scuse del calciatore— ha reso noto che non farà ricorso. Da Trigoria fanno anzi sapere che se non fosse arrivata la squalifica, Lamela (multato) sarebbe stato sospeso dalla società, che non ha apprezzato nemmeno le frasi di Osvaldo e Taddei (che però non saranno multati) nei confronti dell’arbitro. Gli ultimi cocci da rimettere insieme sono forse i più complicati, quelli di una squadra sull’orlo di una crisi di nervi, dove i confronti interni stile saloon sono all’ordine del giorno. L’ultimo dopo la vittoria contro l’Udinese tra alcuni senatori dello spogliatoio (Osvaldo, De Rossi e Heinze) e il d.g. Baldini, al quale sono state rimproverate le frasi sulla poca personalità dopo la sconfitta di Lecce. Sarà l’ultimo?