(R. MAIDA) – Li ha guardati lentamente, studiandone le facce una per una, guidando un corteo triste e scoraggiato. La Curva Sud urlava di tutto, pretendeva di avere la squadra a tiro di insulto, a pochi passi. «Andiamo allora» . Francesco Totti ha chiamato i compagni, ha accettato il confronto con la folla inferocita, piazzandosi due metri davanti agli altri per proteggerli, per tutelare la loro immagine. Quasi tutti erano a testa bassa, lui no. Senza muovere un muscolo del viso ha accolto la protesta dei suoi tifosi. Gli occhi di ghiaccio ma fieri, alla pari, senza vergogna. Totti era impassibile, paziente. Capitano. Con l’accento sulla “a”.
CAOS CALMO – «Ma non sei tu il problema!» urlavano i tifosi di prima linea, quelli attaccati al vetro che divide la curva dalla pista d’atletica dello stadio Olimpico. «Tu sei un grande, sono gli altri che fanno schifo» . E giù parolacce indirizzate a Rosi, a Kjaer, a molti dei giocatori che gli stavano accanto. Totti, uno scudo potente per il malessere della squadra, ha incassato e ha risposto: «Cosa posso fare?» . «Dije quanto so’ pippe!» , è stata l’esortazione, arricchita da epiteti che non si possono riportare. (…)
GEMME – In effetti, anche quando gioca, Totti è ancora un maestro di cui Luis Enrique non può fare a meno. A prescindere dai chilometri percorsi, dalle pause, dalle difficoltà che tutti i giocatori della Roma hanno incontrato nel secondo tempo mentre il Napoli si impadroniva della partita, il suo genio ha messo il marchio anche in questa serata. Prima ha costretto De Sanctis a inginocchiarsi con un tiro potente. E Gago, incredibilmente, non ne ha saputo approfittare. Poi, con tre pennellate di classe nella stessa azione, quella che aveva illuso la Roma, ha spinto la squadra verso il vantaggio. Che non è bastato a vincere, a risalire la classifica, e nemmeno a riconquistare la Curva Sud. (…)