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(R. Maida) – Si procede alla giornata, con umori opposti come le targhe alterne. Pari o dispari? Dipende dalla luna. Venerdì, prima di Roma-Napoli, Luis Enrique sembrava pronto a riprendere la corsa, a sfidare il vento ostile per riportarlo a soffiare sulla poppa della sua barca (che non è il Barça). Invece dopo la partita, che non ha certificato l’addio alla Champions League soltanto per una questione aritmetica, lo stesso uomo sembrava lontanissimo dalla panchina della Roma.Non ha annunciato la sua sua sentenza, ha tenuto in sospeso i tifosi, ma ha lasciato capire di essere stanco e deluso “perché il lavoro di allenatore è bello ma pesante”. E se Guardiola si è detto pronto a trascorrere un anno sabbatico, Luis Enrique è tentato dallo spirito di emulazione: “Vedremo, non si sa mai. Anche se la società mi vuole tenere io sono una persona particolare, aspettiamo”.
SCENARIO – Il mantra concordato con Baldini ( “A fine campionato valuteremo i problemi e studieremo le soluzioni“) assomigliava tanto a quel possesso palla senza tiri in porta che gli è stato rimproverato dalla Curva Sud. E’ un rinvio della responsabilità di scegliere. Ma se avesse già deciso di rimanere alla Roma, l’avrebbe comunicato. Invece le possibilità sono due: 1) non è ancora sicuro di continuare e vuole capire se ambiente e giocatori sono con lui in questo finale di campionato; 2) è sicuro di andare via e non vuole dirlo per evitare che la Roma, più o meno consapevolmente, ceda di schianto nelle ultime tre partite. L’Europa League è ora difficile da raggiungere ma rimane un obiettivo.
IL MENTORE – In ogni caso, la decisione sarà tutta sua. Fosse per Baldini, Luis Enrique avrebbe ancora in pugno la Roma. “Piuttosto me ne vado io” , ha spiegato in tribuna autorità a un tifoso che chiedeva la cacciata dell’allenatore. E il pensiero, nella testa di chi guida le strategie della società, c’è anche stato: chi me l’ha fatto fare di lasciare la quiete di Londra per tornare ad assorbire lo stress del calcio italiano? Ma alla fine Baldini, salvo precipitazioni imprevedibili, non se ne andrà. E se Luis Enrique dovesse abbandonarlo, non cercherebbe di trattenerlo per aggrapparsi a una questione contrattuale. Chiamerebbe un altro, forse l’altro pupillo iberico: Villas Boas.
LA GIORNATA – Ieri, intanto, Luis Enrique si è presentato regolarmente a Trigoria di prima mattina e ha fatto un discorso di incoraggiamento alla squadra: “Sono contento della partita. Avete giocato un grande primo tempo e siete stati bravissimi a reagire dopo lo svantaggio“. I giocatori l’hanno visto rinfrancato rispetto alla scorsa settimana, quando aveva perso verve e fiducia. Anche perché il temuto seguito della contestazione a Trigoria, che ha toccato profondamente la sensibilità dell’allenatore, non c’è stato. Nonostante il cielo grigio che sconsigliava gite domenicali, nessun tifoso si è presentato per manifestare. Meglio così per la Roma. E’ stato un giorno di calma, di schiarite, se vogliamo di indifferenza, dopo tante tensioni. Questa è la normalità che piace a Luis Enrique. Almeno quanto la partitella che ha giocato con i suoi ragazzi, a fine allenamento, nella squadra dei «rossi». (…)