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CORRIERE DELLO SPORT Roma travolta. Juve da scudetto

Aleandro Rosi

(A. Maglie) – Annichilendo una irriconoscibile Roma, la Juventus mette all’incasso un bel pezzo di scudettoapprofittando del mezzo passo falso del Milan.

Non c’è stata storia, non c’è stata partita perché nel tentativo di soggiornare il meno possibile a Torino come da consolidate consuetudini spagnole, Luis Enrique ha finito per dimenticare a casa una parte essenziale del suo bagaglio: la squadra. La Juventus, caricata ovviamente a pallettoni dopo i risultati del pomeriggio, ha ringraziato e non ha dato scampo. Dopo quattro minuti i bianconeri erano già in vantaggio, dopo otto avevano avviato l’operazione di asfaltatura, dopo meno di mezz’ora l’hanno completata acquisendo anche la certezza che l’avversario non avrebbe avuto alcuna reazione anche perché, nel frattempo, ridotto in inferiorità numerica per l’espulsione di Stekelenburg (…) già “cacciato” da Bergonzi nel derby. Juventus straripante, straordinariamente convinta, “cattiva” (soprattutto nel pressing), continua nell’assalto alla trequarti romanista, spietata nello sfruttamento degli spazi.
Luis Enrique, però, ha facilitato il compito di Conte sbagliando tutto quel che si poteva sbagliare. Dalla scelta di tenere Totti in panchina, in una partita in cui la personalità, il carattere e l’esperienza potevano giocare una parte rilevante, al mutamento del modulo per provare a contenere con un centrocampista più avanzato Pirlo (operazione fallita), all’inserimento di Perrotta che non giocava da cinque mesi e che si muove ormai in un fazzoletto di terreno di gioco avendo perso buna parte delle sue qualità dinamiche. In più sulla squadra giallorossa come una nemesi si è abbattuto Vucinic: è lui che mette De Ceglie nella condizione di crossare in occasione del primo gol (lo circondano in tre ma lui lancia ugualmente la palla sulla corsa del compagno); è sempre lui che libera al tiro Vidal per il raddoppio; è ancora lui che con un delizioso assist in profondità obbliga Stekelenburg a stendere Marchisio; ed è, infine, lui che con un tocco ravvicinato consente a Marchisio di tirare in corsa dal limite e di “freddare” Curci.

TRIONFO – (…) Questo era l’ultimo appuntamento complicato e la Juve l’ha affrontato con l’atteggiamento che si richiede in certe situazioni. E già il semplice approccio ha fatto la differenza: duro, determinato, volitivo quello bianconero; molle, senza spina dorsale quello giallorosso che pure in Coppa Italia aveva già avuto modo di rendersi conto della metamorfosi che subisce la Juve nel proprio stadio. Ma al di là dell’entusiasmo che questo impianto infonde ai giocatori, ieri da una parte c’era una squadra bella corta, compatta, capace di occupare tutte le zone di campo in maniera armonica senza mai perdere le distanze tra i reparti, mentre dall’altro c’era una Roma intontita, incapace di reagire, lenta, lunga, sfilacciata, senza un preciso senso tattico, con un modulo che si faticava persino a leggere tanto era confuso, addirittura ridicola nella fase difensiva come ampiamente sottolineato dal primo e secondo gol di Vidal, cioè quelli che hanno dato alla partita l’indirizzo sostanzialmente definitivo. Come ha detto Allegri ieri pomeriggio, la Juve meriterà lo scudetto se riuscirà a terminare un punto avanti. Ebbene, i bianconeri il titolo lo meritano perché producono un bel calcio, perché sono stati continui come dimostra il fatto che non hanno subìto nemmeno una sconfitta.

INSIDIE – Era una sfida decisiva anche per la Roma che con un risultato clamoroso avrebbe potuto lanciare l’assalto al terzo posto e alla zona Champions. Da questo punto di vista, la squadra di Luis Enrique ha dimostrato tutta la sua fragilità che è tattica, difensiva e caratteriale perché non è la prima volta che gli allievi dello spagnolo sbagliano clamorosamente l’approccio a un esame fondamentale. E oggettivamente il tecnico giallorosso può invocare ben poche attenuanti: la squadra che aveva convinto tutti contro l’Udinese, corretta e rivista (anche ampiamente) ha lasciato spazio a un fantasma, un fantasma che si è consegnato agli esorcismi bianconeri senza opporre la minima resistenza, accettando di mettere all’incasso la quindicesima sconfitta stagionale, la tredicesima in campionato. Anzi, forse una attenuante ai giallorossi può essere riconosciuta: lo spessore della Juventus che adesso ha davanti una strada tutta in discesa.

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