(R. Maida) – Con un salto in lungo, il pensiero supera lo sprint finale del campionato e atterra nel futuro. «Le voci sul Flamengo le ho sentite anche io. E’ normale in questo periodo sentire indiscrezioni. Ma non ho mai chiesto alla Roma di andare via, per il momento non c’è niente» .(…)Juan ha capito di non essere più considerato indispensabile ma è ancora convinto di essere un difensore di livello. E a Trigoria è contento, si trova bene. Per questo non si è ancora deciso a lasciare la Roma, che pure sarebbe felice di trovare acquirenti per un difensore bravo e fragile. La sua posizione verrà trattata con cura nelle prossime settimane. Si cercherà una soluzione garbata che possa essere soddisfacente sia per il giocatore che per la società.
CORRIERE DI SPORT Juan tiene in sospeso la Roma
LA SITUAZIONE – Di sicuro, dal Brasile la squadra del cuore ha telefonato. E ha già fatto sapere alla Roma di essere interessata. Lo stipendio da star (4,6 milioni lordi) è un problema superabile, perché il Flamengo ha una rete di sponsor che possono aumentare le offerte per i calciatori più importanti. Lo dimostra l’affare Ronaldinho. Tanto più che, davanti a un contratto annuale, è possibile spalmare il salario prolungando la carriera. Ma la decisione spetterà a Juan, che quest’anno ha compiuto 33 anni e ha giocato solo 16 partite di campionato, la metà esatta del totale della squadra, tormentato dai soliti problemi fisici. «Adesso mi sento
meglio – spiega – ho ricominciato a correre, voglio recuperare il più in fretta possibile per tornare in squadra. Prima però devo vedere come risponde il ginocchio» .
TRISTEZZA – Juan soffre tantissimo a stare fuori. Si era impegnato a fondo nei primi mesi di Luis Enrique per cancellare i dolori al ginocchio, sembrava aver finalmente trovato una rassicurante solidità fisica, invece è andato ancora a sbattere contro la sfortuna. Ma i suoi problemi sono insignificanti rispetto alla tragedia di Morosini, che lo ha colpito moltissimo. «Sono molto dispiaciuto – racconta – ma mi auguro che questa vicenda non venga strumentalizzata. Certe cose non dovrebbero succedere ma a volte purtroppo capitano. Non credo sia colpa degli scarsi controlli. Noi atleti siamo sempre sotto osservazione. In Germania, per esempio, sono stato fermato per un mese per precauzione nonostante le analisi negative» . Juan non dà nemmeno la colpa al calendario fitto, dopo la denuncia di Di Natale: «E’ vero che si gioca troppo e si viaggia molto per le trasferte. Ma non è di certo questa la ragione delle tragedie» . Un’analisi sincera, ancorché dolorosa.