(A.Catapano) Dalle stelle alle stalle, è il detto che più si addice alla Roma. I noti eccessi della città, uniti a quelli della squadra. Ce n’è una che ha vissuto questa stagione sulle montagne russe più della formazione di Luis Enrique? Capace di tutto, nel bene e nel male. Una settimana in lizza per la Champions, quella dopo fuori da tutto, ad un passo dal fallimento. Il tecnico asturiano lo ha ripetuto fino alla noia: «Ci è mancata soprattutto la continuità». Gli alti e bassi dei giallorossi sono confermati dalle statistiche del girone di ritorno: cinque vittorie, altrettante sconfitte, un solo pareggio dopo i quattro dell’andata, subito dopo il giro di boa, all’Olimpico contro il Bologna. (…)Anche per questo, nella città romanista continua a circolare un certo scetticismo sulle possibilità che la squadra lotti fino alla fine per il terzo posto. I tifosi si sono già scottati più volte: e come nella favola di Esopo, chi crede più al contadino che continua a gridare «al lupo, al lupo!»?
Ottimismo E i giocatori ci credono? A parole, sì. Dopo la vittoria sul Novara e le contemporanee sconfitte delle avversarie che ha riportato la Roma a -4 dal terzo posto, hanno sparso ottimismo. De Rossi ha aggiunto una postilla ieri mattina «Dobbiamo crederci, rispetto alle mie parole al fischio finale di Roma-Novara hanno perso anche Udinese e Napoli, un vantaggio ulteriore per noi», e Marquinho continua a twittare la sua felicità «Sono in un buon momento, come la squadra, crediamoci». Ma in cima alle dichiarazioni di intenti, resta quella pronunciata da Luis Enrique all’alba della sconfitta nel derby — 4 marzo, solo un mese fa —, quando la sua Roma sembrava già al tramonto. «Mancano dodici partite, proveremo a vincerle tutte».(…) Ma nell’ultimo mese sono arrivate tre vittorie che hanno rilanciato le ambizioni della squadra, guardando il rendimento altalenante delle concorrenti e scorrendo il calendario non così proibitivo soprattutto le prossime tre: Lecce, Udinese e Fiorentina, si può ragionevolmente prevedere che la Roma resterà in lizza per il terzo posto almeno per un po’. O, quantomeno, si garantirà l’accesso alla prossima edizione di Europa League.
Hombre vertical Di una cosa si può essere certi: la schiena dritta di Luis Enrique. Lui non scenderà mai in campo per pareggiare, non toglierà mai una punta per un centrocampista, non si piegherà mai alla logica del risultato e se lo fanno i calciatori, affari loro. Dice Luis: «Quando si vince, meglio sapere il perché». Se la logica è questa, ci sta pure che a volte si perda, e magari in modo incomprensibile. In questo, un asturiano molto romano. Come si dice da queste parti? Chi non risica non rosica…