(M.Ferretti) – L’ultimo allenatore della Roma che aveva sbattuto i pugni in conferenza-stampa all’Olimpico era stato Luciano Spalletti, domenica 30 agosto 2009, dopo la sconfitta casalinga contro la Juventus. Il giorno dopo l’attuale tecnico dello Zenit rassegnò le dimissioni nelle mani di Rosella Sensi. Non una novità assoluta, insomma, quanto visto ieri dopo la mazzata rimediata dalla Roma contro la Fiorentina, cioè Luis Enrique impegnato a sbattere i pugni sul tavolo; se mai, una novità per il tecnico asturiano, pesantemente contestato dai tifosi giallorossi. «Io non fuggo», dice al riguardo, «ma manca un giorno in meno a quando andrò via», aggiunge sibillino. E, allora, qual è la verità: non vede l’ora di andarsene oppure non pensa minimamente a mollare la Roma? La società anche ieri è stata chiara: Luis non si tocca. Qualcuno, allora, sta aspettando che l’allenatore dia le dimissioni? «Adesso non è il momento di distruggere niente, bisogna soltanto preparare le ultime quattro partite per arrivare in Europa, ma siamo lontani da quello che pensiamo dovremmo essere». Situazione assolutamente non chiara, per certi versi grottesca e ad andarci di mezzo è la Roma.Luis parla a lungo, stavolta. Alternando le parole ai consueti silenzi celentaniani, dopo aver accompagnato in campo ogni azione della Fiorentina facendo di nascosto, e a braccia conserte, le corna: una mossa consigliatagli dal suo mental coach? «Noi capiamo i tifosi e quello che provano, ma non è il momento di fuggire. La contestazione? Noi abbiamo creato questa situazione e noi dobbiamo venirne a capo. I tifosi non devono essere preoccupati, perché questa è una società di livello altissimo. Arriveranno i trionfi, non so quando ma arriveranno. I calciatori si sono sempre messi a disposizione, per me sarebbe facile andare via. Dobbiamo finire questa stagione e dobbiamo fare di tutto per conquistare un posto in Europa. Se creiamo un clima nefasto sarà più difficile. Mancano solo quattro partite. Finire la stagione sarebbe più giusto non solo per me ma anche per i ragazzi. Non resterò mai in un posto dove non mi vogliono», (…). (…). «Capisco la tristezza della gente: abbiamo giocato a un livello più basso del solito. Nel primo tempo non ci siamo stati, nel secondo dopo i cambi siamo stati a livelli altissimi e abbiamo concesso solo qualche ripartenza in più per andare a vincere. Sarebbe stato bello conquistare i tre punti, ma la fortuna non è mai stata dalla nostra parte in questa stagione. Progetto fallito? Mai parlato di progetto, mai pensato di giustificarmi. Se c’è un responsabile sono io. Io, ripeto, non ho mai parlato di progetto, ho accettato l’offerta della Roma e sono venuto qui. Ho sempre detto che un allenatore si vede dai risultati. Dal primo giorno a Brunico. Se la società decide che sarò ancora io, sarò io, e se a voi (giornalisti, ndr) non piace me ne frega niente. Domani (oggi, ndr) l’allenatore della Roma si alza alle nove per cercare di fare la partita contro il Napoli. Se vi piace bene, se no tambien (è lo stesso)». Una Roma allo sbando anche sul piano comportamentale, visto che è arrivata l’undicesima espulsione stagionale. «È strano che la Roma sia una delle squadre con più espulsi, perché non diamo un calcio a nessuno. La Roma non cerca di fare un gioco fisico. Sono stati espulsi per poca personalità o troppa intensità. È una situazione difficile da gestire». (…)