(M. FERRETTI) – Immobile. Pietrificato. Anche molto prima dell’inizio della goleada leccese. Un Luis Enrique assolutamente inedito, ieri al Via del Mare. Di fatto, l’asturiano non ha giocato, non ha vissuto la partita. Il motivo? «Ho preferito vederla così, seduto in panchina…», la sua bizzarra spiegazione. Soltanto un paio di volte in un’ora e mezza abbondante di gioco si è alzato per dare istruzioni. Per il resto, un tecnico assente.
Una situazione per certi versi paradossale per una Roma penosa, vergognosa e strapazzata anche da una delle ultime in classifica.Quattordicesima sconfitta stagionale, dodicesima solo in campionato. Per l’ennesima volta, nel momento di fare un salto in avanti, di dare un senso alla stagione la squadra non è stata capace di mostrarsi grande. Anzi, in casa del Lecce, che davanti al proprio pubblico aveva vinto solo due volte, si è dimostrata piccola piccola.
«Dimissioni? Non ci penso neppure lontanamente, non mi passa per la testa», il virgolettato di Luis anche in risposta ad alcuni rumors affiorati dopo (ma anche durante) la partita. «Dopo la prima rete, ho capito che non ci sarebbe stato niente da fare», il suo commento. Possibile che la Roma si sia arresa in quel momento? Fosse vero questo, andrebbero cacciati tutti immediatamente. «Sono molto deluso, come lo sono i miei giocatori e come lo saranno di certo i nostri tifosi. La verità è che abbiamo commesso troppi errori, nel primo tempo. E abbiamo continuato a commetterli con il passare dei minuti. Solo nel finale abbiamo fatto vedere qualcosa, ma era troppo tardi». Cercava il risultato, non la prestazione ma non ha rimediato niente. «La cosa peggiore è il risultato. Non siamo mai entrati in partita, dopo aver preso il primo gol la partita si è fatta difficile. La squadra prende sempre gli stessi gol? Non parlo mai dei singoli, mi prendo tutta la responsabilità. Ma quasi tutte le squadre prendono gol in questo modo. Cercheremo di lavorare in settimana. Il primo gol è stato un colpo troppo pesante, solo negli ultimi cinque minuti, ripeto, siamo stati in partita. Questi gol beccati così rappresentano un grosso limite. Credo che l’equilibrio di questo campionato ci permette di stare vicino alle squadre che si giocano l’Europa, ma è chiaro che per essere più cattivi dobbiamo migliorare in trasferta. Si ripetono gli errori, mi prendo la responsabilità».
E ancora. «Una bruttissima Roma, vera. Non me l’aspettavo io e neppure i calciatori. Nessuno si aspettava una gara così dopo quella con il Novara. Stavolta siamo mancati nella profondità, abbiamo fatto degli errori incredibili nel possesso palla. Quando non pungiamo, non siamo efficaci come vorremmo e tutto diventa difficile. Mercoledì ci sarà l’Udinese, i ragazzi sanno bene cosa si stanno giocando, anche prima della partita lo sapevano. In alto c’è equilibrio, faremo di tutto fino all’ultimo. Il mio futuro legato al finale di stagione? Sarà importante vedere dove arriviamo, capire se ci sono margini di miglioramento. Nel calcio non si sa mai, men che meno nel calcio italiano». Traduzione?