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IL MESSAGGERO Luis Enrique: “Roma, conta solo vincere”

Luis Enrique

(U. Trani) «È il periodo chiave della stagione, non dobbiamo più sbagliare». Più che un appello è un richiamo all’attenzione. Luis Enrique ormai conosce la Roma. E i suoi alti e bassi. Adesso, però, a otto giornate dalla conclusione del torneo non sono più ammesse sbandate. Per non uscire di strada nella corsa alla zona Champions, riaperta grazie alle cadute delle tre rivali nell’ultimo weekend. «Voglio vincere a Lecce e non guardo oltre questa gara, la prima: lo sapete, io faccio sempre così».

Si cala benissimo nella realtà italiana, mettendo improvvisamente i tre punti davanti a tutto, anche a una prestazione convincente. «Il risultato è sempre la cosa più importante», ammette l’asturiano. Ovviamente senza rinnegare il suo credo di allenatore che punta ad arrivare, sempre e comunque, al successo attraverso il bel calcio: «Io penso che giocando bene avremo sempre più chance di vincere le partite e di partecipare alla prossima Champions. Alla fine, però, di gare ne mancano otto e a questo punto il risultato viene al primo posto», insiste, aspettandosi più regolarità dalla sua squadra, troppo discontinua in quest’annata.
Sa che la trasferta nel Salento è in assoluto complicata. Il Lecce terzultimo, pur avendo perso solo una gara delle ultime nove e a San Siro contro il Milan, non vince dal 26 febbraio, a Cagliari. Cinque giornate senza successi, digiuno che può incidere nella lotta per la salvezza. Luis Enrique, pesando i rischi del viaggio, esclude, dunque, il turn over, considerando anche che a casa ha lasciato già otto infortunati, tra i quali capitan Totti. «Sceglierò la migliore formazione possibile, senza stare a pensare alla partita di mercoledì contro l’Udinese, pur sapendo che è uno scontro diretto. Ne avremo poi due contro rivali nella corsa al terzo posto, ma se noi non vinciamo in questo turno e loro ci riescono per noi sarà più difficile». E uno che ragiona esclusivamente sul presente, cioè sulla partita di oggi pomeriggio, figuriamoci se si mette a fare tabelle: «Non so quanti punti servono per entrare in Champions, quante vittorie basteranno per farcela. Non ho fatto nemmeno il conto. Posso controllare, per ora, solo la gara con il Lecce che apre una settimana importantissima per noi. Dedico tutto me stesso alla prima partita, per vincerla, dimenticandomi delle altre, del resto».
Attenzione al Lecce ma anche alla Roma, tant’è che il tecnico ieri a Trigoria ha chiesto espressamente alla squadra di evitare «brutte figure» e che in caso contrario la farà allenare anche il giorno di Pasqua. Un Luis duro e sincero: «Come sempre mi preoccupa l’avversario, la qualità individuale dei calciatori e soprattutto il fatto che è una squadra obbligata a vincere perché è in una situazione pericolosa. Ma sto in apprensione anche per quella che sarà la prestazione dei miei ragazzi. Dopo una bella partita penso che si possa continuare, perché si arriva a quella successiva in una migliore condizione. Ma in questa stagione abbiamo fatto belle gare e subito sconfitte pesanti. In questo momento, senza alcun dubbio il più importante della stagione, mi aspetto una buona prova. Con tantissima grinta».

Avverte i suoi giocatori. Perché è tempo di valutazioni per il futuro. Cerca di stimolarli in questa fase cruciale, contando sul sostegno illimitato del dg Baldini, del ds Sabatini e del consigliere Baldissoni, con lui da ieri a Lecce. «Stanno bene, come sempre. La squadra ha fatto miglioramenti: sono contento di quello che vedo. Ma ognuno sa che si gioca tantissimo, a livello individuale e di squadra. Avere la possibilità di entrare in Champions è già positivo. Ma veramente importante sarebbe poter essere vicini al terzo posto fino all’ultimo e alla fine prenderlo». Cosmi seguì a Riscone gli allenamenti di Luis Enrique. Che lo definisce «allenatore di grande esperienza». «Sa quello che fa. Non l’ho visto lavorare ma ho sentito che è un allenatore bravo». Cosmi è romanista, ma l’asturiano è sicuro che il collega «tiferà Lecce». «Perché una cosa è il tifo e un’altra è comportarsi da professionisti. E se è romanista avrà ancor più voglia di vincere. Anche se il tifo di chi va in campo non incide mai sul risultato.

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