(S.Carina) – Nella settimana più difficile dal suo arrivo nella capitale, Luis Enrique ritrova di colpo gioco, squadra e i tre punti che gli permettono, anche in virtù delle sconfitte della Lazio a Torino e del Napoli contro l’Atalanta, di rilanciarsi in ottica Champions.
Era dal 19 febbraio che la Roma non era quinta in classifica (vittoria sul Parma per 1-0). Anche in quel caso il distacco era di 4 punti dal terzo posto dov’erano appaiate Lazio e Udinese. E pensare che la serata non era iniziata nel migliore dei modi, con i fischi della Curva Sud indirizzati soprattutto a lui: «Mi è dispiaciuto anche se non li ho sentiti direttamente. I tifosi ci devono comunque riconoscere che siamo in crescita». Alla fine, però, l’urlo liberatorio è il suo con tutta la panchina, Nanni e Llorente in primis, a stringerlo in un abbraccio sincero e affettuoso dopo il gol di Totti: «E’ stata un’esultanza particolare? No, era solamente la felicità per aver sbloccato la partita». Nel post-gara, la tensione si è finalmente sciolta e dopo tanto tempo, lo spagnolo ritrova addirittura il sorriso: «Stavolta sono rimasto in piedi per 90 minuti? Non dovete pensare che la partita cambi a seconda della mia posizione in panchina. Magari la prossima volta mi metto sulla traversa». E’ visibilmente compiaciuto: «La mia squadra mi è sempre piaciuta sia nelle vittorie che nelle sconfitte. Ha carattere, personalità, capace di rinascere anche quando sembra tutto finito. Qualche volta ci sono delle sconfitte: ora siamo a 50 punti, vuol dire che non abbiamo fatto tutto male, che non è una stagione disastrosa. Pensiamo alle prossime 6 partite, puntando al massimo».
Gli chiedono il perché la squadra giochi in modo così differente tra casa e trasferta: «E’ normale che all’Olimpico giochiamo meglio: qui ci sono i tifosi che ci aiutano e ci sostengono. Nonostante le sconfitte, la Roma sarà sempre la Roma e sarà sempre bello vedere i nostri tifosi che si sostengono in modo incredibile. Dopo il pareggio c’è stata qualche incertezza, ma abbiamo finito alla grande». Plaude la prova del gruppo – «I miei ragazzi non sono robot. La loro faccia dopo le sconfitte è terribile, ve lo assicuro, si vogliono sempre rifare e la prova di oggi ne è la dimostrazione. Abbiamo vinto contro uno squadrone» – ma non dimentica il grande escluso della serata, Heinze: «Un calciatore di un livello incredibile: dà sempre una mano alla squadra. Stavolta ho pensato fosse meglio riposasse, visto il problema all’anca che si porta dietro. Per noi rimane comunque un giocatore di riferimento». (…)