(P. Liguori) Pasqua senza Totti. La Roma inizia la serie decisiva delle ultime otto partite senza il capitano. È una volata per l’Europa, dal più pregiato terzo posto con preliminari Champions, ai tre posti che portano in League. È l’ultimo traguardo possibile, tanto per ricordare a tutto l’ambiente giallorosso che in fondo c’e anche la storia da onorare. Va bene che proprietà, dirigenti e allenatore sono nuovi, ma mica sono saliti su un pony al galoppatoio.
La Roma ha corso quasi tutte le volate fino in fondo, negli ultimi anni, anche se ne ha vinte meno di quanto meritasse. I tifosi giallorossi, in ogni caso, sono abituati a pensare alla squadra del cuore come a una grande. Perché i giocatori in campo compongono una rosa che, sulla carta, sarebbe favorita per il terzo posto. E molti pensano che, con Vincenzo Montella in panchina, la Roma sarebbe già assestata in quella posizione. Anche Luis Enrique adesso ci prova, tanto è vero che adesso dice che il risultato a Lecce è la prima cosa.
Speriamo davvero che lo pensi e in settimana si sia concentrato sugli schemi difensivi. Perché ancora contro il Novara – risultato a parte – abbiamo visto in fotocopia gli errori che ci sono costati brucianti sconfitte. Su una punizione, la difesa si è comportata esattamente come sul gol di Mauri al derby. E anche Kjaer ha ripetuto i movimenti che hanno fatto segnare Ibra a Milano. Ma il Novara ci ha graziato e noi speriamo ancora. Senza Totti in regia, però, sarà dura. A Roma continuiamo a sentire ogni tanto i gufi che parlano di «carriera agli sgoccioli». Che il Dio del pallone li perdoni.
Se non sanno capire quanto è prezioso il capitano, forse non è neppure colpa loro. Altafini, Baggio e Del Piero hanno avuto allenatori capaci di amministrare il loro talento. Noi non siamo affatto sicuri che l’asturiano sia capace di amministrare alcunché. È certamente un trascinatore, un innovatore, un affabulatore. Ma un amministratore certamente no. Nè di uomini, ne’ di risultati e neppure di periodi più lunghi di una singola gara.