(D. GALLI) – «Se abbiamo sopravvalutato qualche giocatore? Dal punto di vista tecnico no. Da quello caratteriale può darsi». Ci sono dei momenti in cui essere Franco Baldini è ancora più difficile del solito. Per esempio, ieri. Per esempio, quando ti accorgi che la squadra che hai costruito si sgretola sotto le folate di un Lecce assetato di salvezza. «Le partite si vincono con la voglia e noi – ammette con mestizia il diggì- soffriamo le squadre che fanno dell’agonismo, della voglia di vincere, la propria arma. La loro voglia è stata superiore alla nostra e hanno vinto». Bel problema, l’agonismo. Specie perché le altre ce l’hanno e noi no. Davvero un bel problema. Già, perché «la squadra ha un suo gioco preciso e gli avversari ci dicono che li mettiamo in crisi», spiega Baldini.
Normalmente. Non ieri. Il dg interpreta così l’assenza di indicazioni da parte di Luis Enrique: «Credo che abbia avuto la sensazione dell’approccio sbagliato alla gara. Del non cogliere quanto fosse importante la partita anche per rilanciarci nella corsa alla Champions League. Credo lo abbia fatto per responsabilizzarli. Anche il fatto di aver lasciato gli stessi undici in campo è indicativo». Parlare di Champions ha per Sabatini il sapore dell’irriverenza. Baldini è altrettanto netto, a dimostrazione di una sintonia totale con il ds: «Ancora non ce la stiamo giocando. Stiamo cercando di avvicinarci alla possibilità di giocarsela. La squadra deve trovare una sua dimensione precisa. Ha un gioco identificato, ma a livello di personalità bisognava fare un passino in avanti. Occorreva fare qualcosa in più perché abbiamo dato l’impressione di essere tutto e il contrario di tutto. Quella stabilità, probabilmente, si acquista con una maggiore consapevolezza, con la qualità dei giocatori e per questo abbiamo pensato a un programma più lungo e non di un singolo anno. Però la qualità c’è. È sufficiente per poterci perlomeno provare».
Anche qui, il pensiero di Baldini coincide con quello di Sabatini. La qualificazione in Champions non cambierebbe i programmi della società. Naturalmente faciliterebbe il compito, perché avremmo risorse da poter investire nella parte sportiva, questo è ovvio. Però il programma che era stato stilato dall’inizio verteva sui due-tre anni per poter consolidare una squadra che potesse competere a tutti i livelli. E quello rimarrà. Champions League o meno». In futuro potrebbero tornare alla base (ex) figli del vivaio, talenti come Florenzi e Crescenzi che in B stanno facendo cose sontuose. «L’intenzione è quella – conferma Baldini – di formare una rosa di 18-20 giocatori seniore trequattro ragazzi. Come Florenzi e Crescenzi, appunto, e anche quelli che fanno già parte della Primavera, che quest’anno sta facendo così bene e che seguiamo con attenzione. Era già nei programmi dell’estate scorsa formare una rosa di questo genere. Poi gli ultimi pirotecnici giorni di mercato ci riempirono di giocatori e quindi fummo costretti a posticipare di un anno».
Per qualche elemento sta per venire il tempo dei giudizi. Per qualcuno saranno negativi. Probabilmente, non per Bojan, che ieri ha rigiocato ed è tornato a segnare. Lo spagnolo è destinato a restare. Lo conferma Baldini, che però sottolinea come «due stagioni siano un arco temporale piuttosto ampio, soprattutto quando si parla di calcio». Due stagioni, perché la Roma può permettersi, d’accordo con il Barcellona, di tenere Krkic in standby fino al 2013. «Ha la legitttima aspirazione di poter giocare di più, sennò che calciatore sarebbe? Il ragazzo non ha mai sbagliato né un atteggiamento, né una parola. Il suo comportamento parla per lui». Quello fuori dal campo. Ma da qualche tempo, per fortuna della Roma, anche quello dentro.