(C. Fotia) – La Roma non è solo una squadra, un’idea, una maglia. È un sentimento popolare che tutte queste cose unisce e esalta nella magia di cuori che battono all’unisono, di occhi umidi, di corpo che si stringono gli uni agli altri “anche se non ci conosciamo”.
Oh capitano, mio capitano, tu tutto questo lo sai e perciò sei il nostro condottiero, l’eroe eponimo di una squadra e di una città. Non sei solo “l’elettricista”, come dice l’amico Fiorini o “la luce sui tetti di Roma”, come dice il poeta Sabatini. Tu, capitano mio capitano, sei il colonnello Aureliano Buendia di Cent’anni di solitudine, sei le sue infinite battaglia, anche se tu, ancor oggi sai perché hai cominciato. Oggi tocca a te, capitano mio capitano, e a Daniele il mare di Roma, trasmettere tutto ciò a coloro che, oggi più che mai, devono dimostrare di “essere da Roma”, ovvero di meritare questa maglia e la magia che essa racchiude (…).
Voi, tu e Daniele, lo sapete. È qualcosa di indicibile: sono i tuoi occhi stretti come fessure, sono le vene gonfie del collo di Daniele. Qui non si tratta di tecnica, di tattica, di strategie: qui parliamo del verbo che si fa carne, di una qualità dell’anima, l’immedesimazione nelle sorti di tutti coloro che vivono e soffrono con te. E’ questo, e solo questo, che trasforma degli splendidi ballerini in feroci gladiatori. I combattenti che oggi vogliamo in campo. Questo è “essere da Roma”. Oggi per sempre!