(A.F.Ferrari) – Piermario Morosini non è stato fortunato. Il suo cuore l’ha tradito sul campo da gioco. In questi giorni si discute di possibili esami più approfonditi per i calciatori. Di sicuro però in Italia alcuni esami si fanno e qualche volta salvano la vita. E’ il caso di Nwankwo Kanu, che l’Inter acquistò dall’Ajax nel 1996. I medici del club olandese per anni non si accorsero che l’attaccante nigeriano aveva delle problematiche cardiache che gli derivavano da unamalformazione della valvola aortica. Se ne accorse invece il medico dell’Inter che, in accordo con Moratti, decise di far operare immediatamente il ragazzo. Kanu fu quindi spedito immediatamente presso la miglior clinica cardiochirurgica d’America, a Cleveland e il 25 novembre 1996, dopo 4 ore in sala operatoria, il dottor Bruce Lytle fece sapere a tutti che Kanu era un giocatore rinato. Sempre grazie ai medici dell’Inter Khalilou Fadiga ebbe salva la vita. Il giocatore senegalese, che il club di Moratti prese nel 2003, un anno dopo il sensazionale Mondiale giocato con il Senegal, non fu neanche aggregato al ritiro perché gli furono trovate malformazioni cardiache. Si decise di non correre neanche il minimo rischio e il ragazzo fu subito mandato a curarsi. A volte un “avviso”, un “campanello d’allarme” può salvare la vita: è il caso di Antonio Cassano. L’ex giocatore della Roma, attualmente al Milan, proprio dopo un Roma-Milan (esattamente quello dello scorso 29 ottobre) accusò un malore all’Aeroporto di Milano-Malpensa e venne ricoverato al Policlinico di Milano. Seguirono vari esami che evidenziarono una sofferenza cerebrale su base ischemica causata dalla presenza di un forame ovale pervio cardiaco interatriale. Il 4 novembre Cassano venne operato presso l’Unità di Cardiologia del Policlinico di Milano. Il 3 aprile, a cinque mesi dall’operazione, Cassano ha riottenuto l’idoneità medico sportiva potendo così tornare ad allenarsi regolarmente con i compagni di squadra e a giocare. Fatto che è accaduto solo pochi giorni fa nella sfida contro la Fiorentina allo stadio “Franchi”. Poi ci sono casi un po’ diversi, come quello di Lilian Thuram. Il difensore campione del Mondo con la Francia nel 1998 giocò in Italia per ben 10 anni (con Parma e Juventus) salvo poi andare in Spagna per vestire la maglia del Barcellona. Una intera carriera giocata ad alti, altissimi livelli con un cuore “malato”. Nel giugno 2008, all’età di 36 anni, quando era in procinto di trasferirsi al Paris Saint Germain, durante le visite mediche venne individuato una malformazione cardiaca, probabilmente la stessa che uccise il fratello anni prima su un campo da basket. Dopo due mesi di riflessioni Thuram annunciò alla stampa il suo ritiro dall’attività agonistica.