(M. Macedoni) “Tenuto conto che nel calcio italiano si fa fatica a parlare di “progetto”, visto che è diventato quasi un’utopia, devo dire che quello che la Roma sta portando avanti dall’inizio dell’anno lo è realmente, avendo scelto di puntare su giocatori giovani e un tecnico anche lui giovane».Piace, ad Eusebio Di Francesco, la scelta operata dalla società giallorossa. «Un progetto – dice l’ex centrocampista, campione d’Italia con la Roma nel 2001 –che è condiviso da tutta la società e dalla stessa tifoseria. E questo mi sembra una base importante su cui lavorare. E’ ovvio che la continuità, che per tanti motivi è mancata fino ad oggi alla squadra, sia nelle prestazioni che nei risultati, la si otterrà un po’ di più col tempo. Da parte mia, come ex giocatore e soprattutto appassionato e simpatizzante di questa squadra, mi auguro che possa trovarla già in queste ultime otto partite, che saranno decisive per poter arrivare in Champions”.
A questo proposito, la classifica si è fatta di nuovo interessante, ai fini del terzo posto. Lo ritiene un obiettivo raggiungibile?
Come no! Quattro punti non sono pochi ma nemmeno tanti. E in 8 partite ce ne sono 24 in palio. E poi, più bagarre c’è, e meglio è. Dico anche che tutte le squadre in corsa per quest’obiettivo hanno dimostrato di non avere, quest’anno, grande continuità. E pertanto, quella che avrà più risorse, fisiche e mentali, da spendere in quest’ultimo scorcio di stagione, l’avrà vinta.
Può la Roma avere un vantaggio rispetto a Lazio, Napoli, Udinese e Inter, che a differenza di lei sono state tutte impegnate nelle coppe europee?
La Roma ha speso meno energie e questo la mette certamente un passo avanti alle altre. Mi auguro che proprio questo, alla fine, le possa dare ragione. Otto partite da giocare. A cominciare dalla trasferta di sabato, a Lecce, che arriva in un momento cruciale. Mi limito a dire che è una partita delicata e fondamentale per tutte e due. Naturalmente, per opposti motivi. L’una deve salvarsi, l’altra – come detto – ha l’obiettivo del terzo posto. Ma che sia una gara complicata lo dimostra il fatto che, di questi tempi, chi affronta le piccole fa spesso fatica.
Un giudizio su Muriel e Cuadrado, che lei ha avuto con sé nella breve, seppure non felicissima, esperienza sulla panchina del Lecce, e che sembrano essere in questo momento gli elementi più temibili della formazione salentina.
Muriel è un giocatore di grande prospettiva. Quello che gli è un po’ mancato è stata la continuità nel lavorare. Ora sembra averla trovata ma deve ancora migliorare, mettendo una maggiore determinazione e cattiveria negli allenamenti. Di sicuro ha qualità importanti. Può solo crescere e migliorare. Cuadrado, invece, è uno che ha grande dinamicità e grande tecnica, ma deve lavorare ancora sotto l’aspetto tattico. Tutte e due, comunque, possono ambire a diventare grandi giocatori. Anche se ad oggi, forse, Cuadrado è un pochino più pronto di Muriel.
Torniamo ai suoi quattro anni in maglia giallorossa. Un legame, credo, che resta forte ancora oggi.
Basti dire che, quando vado a Trigoria, è come se stessi ancora a casa mia e non fossi mai andato via. Ho un legame fortissimo con Francesco, così come con Vito Scala. O con Bruno (Conti, ndr) e con tutte le persone che vi lavorano all’interno. Io ho un ottimo ricordo di loro e mi auguro che loro lo abbiano di me.
Immagino che lo stesso affetto vi sia nei confronti dei tifosi.
Altroché. Loro me lo testimoniano ancora oggi, forse anche più di allora. C’è innanzitutto un grande rispetto. E questo mi fa immensamente piacere.