(B. Devecchi) – Bari è nulla. O meglio, è solo l’inizio. L’inchiesta sul calcioscommesse attende risvolti clamorosi da altre due Procure, quella di Napoli e quella di Cremona, lì dove tutto ebbe origine. Si parla di giorni. Pochissimi giorni.
LE RIVELAZIONI DI BARI Partiamo da Bari. Cominciamo dal secondo grande terremoto – il primo ha riguardato l’estate scorsa l’Atalanta, penalizzata di 6 punti e la cui posizione resta delicatissima dopo la confessione di Doni – che ha toccato da vicino la Serie A. Ventuno indagati, tra questi 9 ex calciatori del Bari, e tre arresti. Uno è quello di Masiello, che ieri piangeva nell’infermeria del carcere del capoluogo pugliese. Fonti penitenziarie raccontano che sia disperato. Spesso, la mossa della custodia cautelare serve proprio alle procure per invitare l’indagato a parlare. L’ex calciatore del Bari, ma che presto potrebbe essere anche ex Atalanta e poi ex calciatore, sarà ascoltato stamattina dal gip che lo ha fatto arrestare, Giovanni Abbattista, per l’interrogatorio di garanzia. Potrebbe essere l’occasione giusta per confermare quello che Masiello aveva già rivelato in una lettera al pm inquirente, Ciro Angelillis, il 28 marzo: «Quando il risultato di Bari-Lecce era sullo 0-1, ho sfruttato un’occasione che mi si è posta per poter cristallizzare definitivamente l’esito di sconfitta per il Bari e per poter, quindi, ottenere il pagamento promessomi, realizzando così l’autogol con cui si è concluso l’incontro ». Nello stesso carcere si trovano anche Fabio Giacobbe e Gianni Carella. Sono i due amici di Masiello, indagati con lui per associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva. «Andrea (Masiello, ndr) – ha ammesso Carella nel suo interrogatorio di garanzia – mi chiese di proporre ad alcuni calciatori biancorossi di perdere il derby Bari- Lecce, e di dire loro che le due società si stavano mettendo d’accordo in tal senso». L’episodio si svolge durante il ritiro prepartita all’Una Regina Hotel di Noicattaro. Mancano poche ore al derby con il Lecce. Carella va all’Hotel su invito dell’amico Masiello. È lì che incontra i calciatori Parisi, Bentivoglio e Rossi. Dice loro che le due società si stanno mettendo d’accordo sul risultato della partita. Mostra persino una mazzetta di soldi. Qualche centinaia di euro. «Se perderete ce ne saranno altri». Ma non tutti sono d’accordo. «Parisi si rifiutò – ha spiegato Carella – mentre gli altri due rimasero in silenzio». Nella lista della Procura, oltre a Bari-Lecce, compaiono anche Palermo- Bari, Bologna-Bari, Bari-Chievo, Bari-Sampdoria e un Udinese-Bari del maggio 2010. Mentre non c’è Bari-Roma.
BOMBA NAPOLI La bomba vera potrebbe deflagrare però a Napoli. E per un motivo semplicissimo: di mezzo c’è la camorra. Secondo gli inquirenti, attraverso le scommesse su gare che potrebbero essere state aggiustate veniva riciclato il denaro proveniente da attività illecite. Sotto esame ci sarebbero Sampdoria-Napoli, Napoli-Parma e Lecce-Napoli, ma ci sarebbero finite anche altre gare. Nei prossimi giorni sono attesi sviluppi importantissimi. Altro che Bari.
CREMONA Poi c’è Cremona. Già trentacinque arresti e oltre cento indagati. Potrebbero essercene altri a breve. È l’inchiesta che più dovrebbe interessare i tifosi della Roma. Nel mirino degli agenti della Squadra mobile di Cremona e dello Sco, il Servizio centrale operativo, ci sono infatti anche due partite della Lazio del campionato 2010/11. Sono Lecce-Lazio 2-4 del 14 maggio 2011 e Lazio-Genoa 4-2 del 22 maggio 2011. Il capo della Procura federale, Stefano Palazzi, ci sta lavorando da qualche mese. Tra il 12 e il 13 aprile ascolterà Dainelli e Milanetto del Genoa. Più Mauri e Brocchi della Lazio, che hanno entrambi rinnovato da poco, nonostante il primo abbia 32 anni e l’altro addirittura 36. E poi? Entro fine aprile scatteranno i primi deferimenti. E saranno proprio quelli relativi al filone di Cremona. Gli investigatori si sono concentrati su Lecce-Lazio dopo l’interrogatorio il 22 marzo dell’ex difensore del club pugliese, Stefano Ferrario, e quello del portiere giallorosso Massimiliano Benassi. Il primo aveva frequentato Alessandro Zamperini, personaggio chiave del filone d’indagine, qualche giorno prima della gara con la Lazio. Il secondo era stato tirato in ballo proprio da Gervasoni, che lo aveva accusato di essere uno dei «giocatori del Lecce corrotto dagli “zingari” per combinare la partita». Stando a stralci di un rapporto della polizia dove vengono ricostruiti i movimenti di Ilievski, uno degli “zingari” protagonisti delle trattative (trattative si fa per dire), «Ilievski il giorno di Lazio-Genoa si trovava presso il campo di allenamento di Formello. Dall’esame delle utenze in uso a Zamperini si desume che i due si sono incontrati attorno alle 12.10 a Roma. A partire dalle 12.42 entrambi interessano la stessa cella di Formello, peraltro in orario in cui Ilievski contatta più volte il capo dell’organizzazione Tan Seet Eng». Per la polizia, la loro presenza lì confermerebbe le dichiarazioni di Gervasoni, secondo cui un altro zingaro, Gegic, disse che Zamperini li aveva messi in contatto con Mauri. Sempre dalla stessa informativa della polizia emergerebbe che Ilievski, dopo avere contattato Zamperini a Formello, si sarebbe spostato nella zona dove alloggiava il Genoa. Gervasoni racconta poi a proposito di Mauri: «Gegic mi disse che tramite Zamperini, lui e gli slavi si misero in contatto con Mauri della Lazio per manipolare Lazio- Genoa. Avuto questo contatto con Mauri furono corrotti sei o sette giocatori del Lecce, tra i quali Benassi e Rosati». «Mauri e Brocchi rientrano nell’ambito dell’accertamento di responsabilità altrui, non c’è nessun procedimento nei confronti della Lazio», ha assicurato l’avvocato della Lazio, Gian Michele Gentile. A Formello sono quindi tranquilli. Ma tranquillo, a Roma, ha fatto una brutta fine.