Immaginate l’enciclopedia della letteratura italiana senza Dante Alighieri; una storia del Rock che escluda Elvis Presley; un elenco dei dipinti più importanti dell’arte di tutti i tempi senza il Guernica di Pablo Picasso; una lista dei dieci più importanti condottieri della storia senza Napoleone Bonaparte. Ecco, la classifica dei “migliori dieci attaccanti italiani degli ultimi cinquant’anni” stilata ieri dalla Gazzetta dello Sport,escludendo Francesco Totti, appartiene a questo genere di elenchi, diciamo, del ciufolo. Ovviamente, ognuno è libero di pensare che Ale Del Piero sia il più forte di sempre dopo Gigi Riva rombo di tuono, ma è pura blasfemia affermare che, per fare solo due esempi, “Spillo” Altobelli o Roberto Pruzzo (Dio l’abbia sempre in gloria) meritino di stare in questa classifica più del nostro immortale capitano (che per altro, a mo’ di riparazione, lo stesso giornale celebra due pagine più avanti, anche se l’articolo del pur ottimo Cecchini, non cancella lo strafalcione compiuto due pagine prima).
Ci piacerebbe capire a quale criterio ci si ispiri per stilare una simile lista da “gazzari”. Perché, fino a prova contraria, per giudicare il posto di un attaccante nella storia del calcio i goal dovrebbero pur contare qualcosa. E i numeri dicono che Francesco Totti è al quinto posto nella classifica dei marcatori italiani di tutti i tempi; al primo se consideriamo la classifica dei marcatori degli ultimi quarant’anni; al primo se consideriamo quella dei marcatori attualmente in attività. Solitamente a questo punto gli stolti replicano: ma Totti ha vinto poco. E’ vero che ha vinto poco rispetto a quanto avrebbe meritato ma è comunque tanta roba: uno scudetto, due Coppe Italia due Supercoppe Italiane, un Campionato del Mondo, un campionato europeo Under 21, una titolo di capocannoniere nel campionato italiano, una scarpa d’oro a livello europeo. Inoltre, nel 2004 Totti fu inserito nella lista dei cento calciatori più forti della storia del calcio mondiale.
A compilarla, per conto della Uefa, fu un signore che sia chiama Pelè e forse la sua opinione è un po’ più credibile. Naturalmente anche noi ci associamo alla celebrazione del genio di Ale, ma che bisogno c’era per esaltare lui di offendere Francesco e il buon senso? Pensiamo che se Totti avesse ceduto anni fa alle sirene di Berlusconi che voleva portarlo al Milan oggi avrebbe certamente occupato ben altra posizione nella classifica della rosea, ma non sarebbe mai diventato leggenda vivente, non sarebbe stato l’atleta capace di ricominciare più forte di prima dopo un incidente micidiale e condurre la nazionale a vincere un Mondiale. Il pregiudizio antiromano e antiromanista è l’unica credibile spiegazione a un così plateale infortunio giornalistico.