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IL ROMANISTA Luis, pugno duro con la squadra

Luis Enrique

(C.Zucchelli) – I silenzi sul volo di ritorno da Lecce, la delusione di una Pasqua a dir poco amara, la sfuriata del giorno di Pasquetta. Il ko di Lecce, l’umiliazione di una sconfitta in una terra fin qui sempre amica, l’incapacità di spiegarsi 90 minuti a dir poco inguardabili: non è stato un rientro facile quello della Roma dal Salento. Non lo è stato per Luis Enrique, quasi sotto choc sabato sera e piuttosto deluso anche domenica, non lo è stato per i dirigenti, che si sono chiusi a Trigoria per parlare tra di loro, col tecnico e coi giocatori (Baldini, ad esempio, ha annullato un viaggio a Londra programmato da tempo) e non lo è stato anche per la squadra stessa, finita sul banco degli imputati per la disastrosa prestazione di Lecce e per quell’incapacità, mostrata in ogni momento chiave della stagione, di dar seguito alle parole («crediamo al terzo posto») con i fatti. Domenica, come detto, è stato il giorno del primo confronto tra l’allenatore e i giocatori. Tutti a Trigoria, con la sola eccezione di Burdisso, in Argentina per continuare la riabilitazione e festeggiare la Pasqua. Il tecnico ha parlato poco alla squadra, ha dato loro qualche indicazione sull’allenamento, ha chiesto impegno e sacrificio.

In campo poco lavoro, chi aveva giocato a Lecce si è dedicato a ritmi piuttosto blandi, qualche cosa in più per gli altri, compresa una partitella di calcetto con lo stesso Luis Enrique protagonista. Il tecnico ha parlato con i dirigenti, ha confermato loro la voglia e l’orgoglio di allenare la Roma, ha spiegato il perché di tutte le decisioni – zero cambi compresi – prese al Via del Mare. Sabatini e Baldini poi hanno voluto parlare anche con i giocatori: il direttore generale ha incontrato per qualche minuto Francesco Totti e gli ha chiesto informazioni sulle sue condizioni, auspicando un suo pronto rientro in campo visto che la Roma ha bisogno del suo uomo più forte. Il Capitano non sta vivendo bene questo momento. Difficile non capire il perché, anche se lui in 20 anni di Roma troppe ne ha viste sotto i suoi occhi. E troppe ne ha sentite. Di certo, ieri ha sentito Luis Enrique parlare di nuovo, e stavolta con toni più aspri, alla squadra. Ha radunato tutti i giocatori per una decina di minuti, ha parlato loro in un misto di italiano e spagnolo, ha chiesto più concentrazione, ha ribadito la necessità di evitare altre figuracce come quella di sabato, ha chiesto di dimostrare di essere uomini ancora prima che professionisti e ha preteso impegno e dedizione al lavoro.[…]

. A Trigoria si sono resi conto che il fatto di non aver dato obiettivi quest’anno ai giocatori può aver costituito un alibi (quanto grande o piccolo non si sa) e per questo adesso serve avere ben chiaro dove arrivare: primo, concludere dignitosamente la stagione. Secondo, raggiungere un posto in Europa. Quale? Al Bernardini nessuno si azzarda più a parlare di Champions. Ma l’Europa League, con lo scontro diretto di domani con l’Udinese, è ancora a portata di mano. E guai a lasciarsela sfuggire. Un altro anno senza coppe, dopo l’eliminazione di agosto ai preliminari contro lo Slovan, sarebbe a dir poco deleteria per un gruppo che ha dimostrato di non saper reggere la pressione e di difettare, nei momenti cruciali, di quella cattiveria necessaria per raggiungere traguardi importanti. Arriverà, col tempo. Si spera. Così come aumenterà la personalità. […]

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