(G. Caccamo) – Tutto troppo facile per la Juve già dai primi minuti della partita; l’aggressività romanista è disordinata e caotica, le marcature sono blande e la pressione sui portatori di palla bianconeri è risibile, denotando una scadente cattiveria agonistica nei contrasti.
Senza dubbio la densità a centrocampo premia la squadra di Conte, attiva nelle due fasi e padrona per lungo tempo della manovra con i sui 5 giocatori centrali. In fase difensiva poi, le linee appaiono distanti e poco legate lasciando praterie alle incursioni bianconere. Dinamismo, velocità, personalità, doti che la Roma stenta a mettere in mostra questa sera, non certo aiutata da decisioni arbitrali equilibrate, ma ad ogni modo piove sul bagnato, ed anche l’abbaglio tecnico sul rigore a favore della Juve si stempera nel grigiore di gioco e di voglia di vincere esibito dai giallorossi.
Come troppe volte accaduto in questo campionato, le considerazioni tattiche sul gioco della Roma s’infrangono sulla pochezza caratteriale messa in mostra già in avvio dai giallorossi, le valutazioni tecniche sulla disposizione dei giocatori sul campo si rivelano non giudicabili a fronte di una tale disarmante leggerezza nell’approccio ad un appuntamento così importante. Non è pensabile discutere e filosofeggiare sui massimi sistemi tecnico e tattici, non è possibile criticare o esaltare moduli e schemi se a farla da padrone sono le sindromi da prestazione, se ad ogni occasione importante voglia e concentrazione vanno a farsi benedire.
Quasi da lettino da psicoanalista l’inizio di molte partite per la Roma, imbarazzanti i crolli motivazionali di un gruppo che invece di motivazioni dovrebbe averne a iosa, e che come molte volte sottolineato, si perde nel classico bicchiere d’acqua alle prime difficoltà. Resta da discutere sulle scelte fatte dal tecnico spagnolo, che potrebbero aver influito sulle motivazioni dei giocatori romanisti, forse inconsciamente portati ad una partita di contenimento, snaturando forse, idee ed intendimenti.