(D. Galli) – Guardate che qua il gol non c’entra. Ha poco senso esaltare l’uomo fatto campione (a proposito, grazie tutta la vita a mamma Fiorella e papà Enzo) solo per un dato statistico, una cifra, numeri che sono sì esaltanti ma che dicono sempre troppo poco di lui. Per raccontare il Francesco Totti di ieri, il Mostro di Roma- Udinese, bisogna andare oltre. Occorre scavalcare i numeri, non limitarsi a un elenchino, una roba tipo: il quinto gol stagionale, il tredicesimo ai friulani, il duecentododicesimo in Serie A a quattro lunghezze da altre leggende come Altafini e Meazza, il doppio di Pruzzo, over the top, oltre ogni possibile immaginazione. Il gol può essere considerato semmai l’apice, il punto più elevato di una partita dove Totti è praticamente tutto. È spartito, direttore d’orchestra e musica, è il senso stesso di cosa vuol dire la Roma perché, lui, gioca da Roma. Perché gioca come la gente, noi, vuole che giochi sempre la Roma. Con coraggio, fantasia, cuore e palle. Ecco, questo è Totti. Dal Vangelo secondo il Re: «Oggi (ieri, ndr) abbiamo fatto vedere una grande Roma. Dopo Lecce ci siamo rimboccati le maniche e abbiamo dato il 101%. Questa è la Roma che tutti vogliamo vedere. La mia dedica è per la gente. Dopo la brutta figura di Lecce, era doveroso contraccambiare subito». È questa la Roma che tutti vogliamo vedere, è questa quella che volevamo vedere pure a Lecce. Ma in Salento Totti non c’era. Un caso? È un caso che la Roma perde se non c’è il Capitano? Macché. La lezione è nota, ma qua occorre un ripasso. Senza Francesco, la Roma ha raccolto 9 punti su 10 partite (0.9 punti a gara). Quando è sceso in campo, i punti sono stati 41 su 22 (1.9 a gara). E Totti gioca da Capitano anche nel dopopartita, quando esalta i compagni condividendo con loro la figuraccia salentina. «È stata una grande risposta – dice – non potevamo essere quelli di Lecce, ma oggi (ieri, ndr) abbiamo dimostrato di essere una grande squadra e di aver vinto con una formazione che sta davanti a noi. Quando giochiamo in casa, abbiamo un altro spirito. Se riusciamo a portarlo anche fuori, saremo più forti. Oltre il risultato, abbiamo dimostrato di essere una squadra di livello abbastanza alto. A Lecce ho perso anche io, anche se non c’ero. Ho fatto una brutta figura anche io. È stata una partita – avverte Totti – che non bisogna più vedere, perché c’è solo da vergognarsi». Francesco cerca di guardare il bicchiere mezzo pieno: «Quest’anno è mancata la continuità, ma con la Roma di oggi, con questa cattiveria, possiamo ambire a grandi traguardi ». Da Torino giungono buone notizie. Oddio, se la Juve vince non sono quasi mai buone notizie. Però stavolta sì: gol di Del Piero alla Lazio, terzo posto di nuovo a meno 4. «Magari fosse sempre così! Sono contento per Alex – commenta il Mostro – ma soprattutto per me. Era tantissimo che non facevo gol, un gol che vale i tre punti». E che riavvicina la Roma alla zona Champions. Totti lancia quasi un appello alla squadra: «Sono parecchie domeniche che andiamo a -4. Dobbiamo continuare su questa strada senza alternare partite belle e brutte». C’è chi in questi giorni ha criticato aspramente Luis Enrique, che pure martedì in conferenza stampa si era assunto tutte le colpe per il ko di Lecce. Totti ne è sinceramente ammirato: «È una persona vera, non ha paura di prendersi le responsabilità. Noi, come ho sempre detto, ci teniamo a lui perché è anche un grande allenatore. Sperando di fare grandi cose insieme»