(V. Vercillo) – Stagione maledetta per la Roma.Così simile, per certi versi, all’ “annus horribilis” datato 2004-2005. E come nel cosiddetto “anno dei quattro allenatori”, chi emerge dal baratro di un campionato in tempesta è sempre lui: Francesco Totti. L’elemento positivo comune rimane il capitano della Roma: dal «107 volte solo con te» al «Scusate il ritardo», frase con cui ha dedicato ai tifosi la prima rete segnata quest’anno. Quel primo passo che lo porta, oggi, a sole 3 lunghezze dal podio più ambito di sempre: quello dei più grandi marcatori di Serie A, occupato ora da Altafini e Meazza. Quell’anno, Francesco Totti superò la quota reti di Roberto Pruzzo, il più grande bomber della storia della Roma, almeno fino a quel momento. E otto stagioni dopo, il numero 10 giallorosso è riuscito a doppiare quel record: sembra pleonastico ricordarlo, ma il capocannoniere storico della Roma è stato capace di realizzare il doppio del suo secondo capocannoniere storico. Ed è straordinario in un calcio come quello di oggi. Se si guardano gli elementi comuni tra le due stagioni, sembra di rivivere, allo stesso tempo, il sogno Totti e l’incubo Roma.
Nel 2004, dopo un avvio tra alti e bassi e l’arrivo di Delneri subentrato a Voeller, la Roma sembrava aver trovato quantomeno una sua identità riuscendo pian piano a risalire la classifica e portandosi in corsa per il quarto posto. Ma il black out era dietro l’angolo. Lo scontro decisivo a San Siro contro l’Inter, che vide i nerazzurri imporsi 2-0, fu l’inizio del tracollo giallorosso. Dalla 25esima giornata (Roma-Livorno 3-0) alla 34esima (RomaBrescia 2-2) i giallorossi, oltre che a cambiare per l’ennesima volta allenatore, inanellarono 7 sconfitte e 2 pareggi: solo la vittoria di Bergamo alla penultima giornata sancì la permanenza nella massima serie dopo un finale di campionato al cardiopalma. Quell’anno i giallorossi, nella casella sconfitte di fine stagione, spuntarono il numero 15. E alla 34esima giornata di quel travagliato campionato, la Roma era immischiata nella lotta per non retrocedere: erano più le sconfitte che le vittorie. Ben 14 a cinque giornate dal termine. Ben 14 come oggi, in una stagione che doveva essere l’anno zero dopo l’avvicendamento tra la vecchia e la nuova società e il cambio generazionale di molti elementi. Con una differenza notevole: oggi è ben diversa la posizione in classifica, considerando il campionato poco più che mediocre a cui abbiamo assistito quest’anno.
Quel maledetto anno la Roma alla fine riuscì ad arrivare ottava, a 45 punti (gli stessi del Livorno). Oggi di punti ne ha 50, e il posto che occupa è il settimo, casella che non consentirebbe ai giallorossi di partecipare a nessuna delle competizioni europee. Che fare? «Affidatevi Totti: lui sa cosa serve per vincere». È quello che propone tramite Twitter John Arne Riise, ex terzino giallorosso che attualmente milita nel Fulham, dopo la sconfitta subita mercoledì dalla Roma contro la Fiorentina. E anche dall’estero, ancora una volta, è ancora il capitano ad essere visto come il punto cardine di una Roma che viaggia incontrastata tra alti e bassi. La stabilità in un mare al momento in tempesta: un Titanic giallorosso, come l’ha chiamato qualcuno. A pensarla allo stesso modo è anche la tifoseria. Totti è l’unico a uscire indenne dall’ira della piazza giallorossa, l’unico per cui la Curva Sud mercoledì ha interrotto i fischi rivolti alla squadra intonando a squarciagola il coro di sempre: «C’è solo un capitano». E solo lui, ancora una volta, può evitare il naufragio