(T.Carmellini) – Inizia con i fischi di contestazione della Sud, finisce con un boato corale che riporta in vita la Roma: probabilmente la migliore vista quest’anno all’Olimpico. Dallo scontro diretto con l’Udinese arrivano tre punti belli e pesanti che mettono Totti & Co. al quinto posto da soli, a una lunghezza di ritardo proprio dai friulani e a quattro dall’ultima piazza buona per la Champions occupata ancora dalla Lazio ieri ko a Torino con la Juve. Era la reazione che serviva a questa squadra dopo l’umiliazione di Lecce, una risposta arrivata grazie alla grande serata di Totti: vero leader di questa squadra che torna al gol 81 giorni dopo. È ancora lui l’uomo in più in mezzo al campo di questo gruppo che con il suo capitano ritrova la strada giusta per uscire dal tunnel dell’anonimato. Un tunnel oscuro nel quale brancolano ancora molti giovani giallorossi tipo Josè Angel e Lamela che sembra alle prese con una sorta di sindrome da Menez. La Roma parte forte e per i primi 45 minuti Luis Enrique rivede, seppur a tratti, la sua squadra. Manca un po’ di lucidità sotto porta, ma i giallorossi sembrano averne di più, arrivano da tutte le parti e costringono Handanovic, tra i migliori dei suoi, a fare gli straordinari. Otto minuti per il vantaggio della Roma che porta ancora la firma diOsvaldo: undicesimo gol, di rabbia, arrivato dopo una ribattuta del portiere friulano. Di rabbia come il gesto verso i tifosi ai quali col dito indice dritto impone un silenzio: «Zitti, zitti, zitti», è l’urlo compresso dell’oriundo. Ma la Roma, come fin troppe volte visto quest’anno, pur continuando a macinar gioco, non riesce a chiudere la gara e soffre sulle veloci ripartenza di Di Natale & Co.. La differenza lì davanti la fa ancora capitan Totti, uomo indispensabile per questa squadra, attorno al quale ruota tutta o quasi la manovra offensiva della Roma. Dispensa palloni pazzeschi per i compagni e mette più volte i suoi in porta: ma Osvaldo e Lamela non sembrano amarsi e l’azione romanista davanti resta sterile. Ci prova Lamela su calcio piazzato (bella risposta in angolo di Handanovic), poi Marquinho lanciato in porta ottimamente da Osvaldo, quindi lo stesso Totti da fuori: ma il portiere alza sopra la traversa. Tutto bene, fin sotto il duplice fischio dell’ottimo Rizzoli: ma a due minuti dall’intevallo arriva, puntuale, la dormita giallorossa. Gran palla di Di Natale che spalanca la strada a Fernandes per il suo primo gol in serie A: una sentenza. Tutto da rifare. Sembrerebbe il solito copione, ma stavolta in campo c’è Totti. La Roma gioca una grande ripresa, non cala d’intensità e alla fine costruisce il successo. Ma è una sofferenza pazzesca, che vola via con l’urlo liberatorio dei trentamila dell’Olimpico assieme al gol che porta ovviamente la firma del Capitano. È il 42′: gran lavoro di Osvaldo, palla nel mezzo per il piattone di Totti che va sotto la Sud per l’abbraccio del suo popolo. Il gol del 3-1 finale di Marquinho è la ciliegina sulla torta, ma il coro finale è ancora per lui: «C’è solo un capitano…» canta lo stadio mentre Luis Enrique realizza di aver fatto bene a non mollare. E adesso viene il bello.