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LA PARTITA DELLA SUD “Anche se ormai è segnata la vostra sorte…per la nostra maglia canteremo fino alla morte!”

Curva Sud Roma

“Anche se ormai è segnata la vostra sorte…per la nostra maglia canteremo fino alla morte”. Fino alla morte. Ebbene sì. Perchè niente e nessuno potrà impedirci e ci scoraggerà dal tifare la nostra maglia. Lo abbiamo sempre fatto, lo facciamo oggi e lo faremo sempre. Oltre il risultato, oltre la categoria, oltre tutto e tutti. Perchè l’amore sconsiderato che abbiamo per quella maglia color oro e porpora è qualcosa di unico, qualcosa che t’ “illumina d’immenso” per dirlo alla Ungaretti. Un qualcosa, che se non ci sei dentro non portai mai capire. Ma farci capire da terzi non ci interessa, anche perchè spiegarglielo sarebbe inutile ed impossibile. Non si può spiegare. La passione che proviamo per quei colori è uno dei sentimenti più puri, un qualcosa che non puoi toccare, ma da cui, una volta che ci sei dentro, non puoi più uscire. E’ un qualcosa di astratto ma concreto, un qualcosa di prezioso e raro per cui saremmo disposti a dare la nostra stessa vita. Perchè senza quella maglia, quei colori e quella gente, la nostra vita sarebbe un barattolo vuoto da riempire. E ieri la Sud cantando per ’90 minuti, l’ha ribadito e sarà pronta a farlo all’infinito. Lo abbiamo ribadito tutti insieme, tutti noi, per i quali tifare la Roma è l’immenso. La Roma per noi è tutto: madre, moglie, amante. E’ magia, è passione, è un sogno. Un sogno che però qualcuno sta distruggendo pian piano, sputando su quella maglia per la quale noi combattiamo domenica dopo domenica cantando a squarciagola. Ed anche ieri il nostro dovere lo abbiamo fatto, ma chi era in campo no. Chi era in campo, per l’ennesima volta non ha onorato degnamente quella maglia, la nostra maglia. Ed i fischi a fine partita sono giusti e leciti, come è giusto che il capitano abbia preso per mano la squadra e l’abbia portata sotto la curva. Un capitano sempre più capitano e sempre più uomo vero. Perchè mentre ci sono “mezzi giocatori” come Osvaldo e Borini che si pertmettono di azzittire una curva, o calciatori che dopo il gol di un misero pareggio scavalcano la tribuna per abbracciare la moglie, lui no. Lui non si è mai permesso, ed a testa china e col volto pieno di lacrime è venuto sotto la curva  a prendersi i meritati fischi di una tifoseria unica. Unica per tifo ed attaccamento a quella benedetta maglia. Chiunque altro infatti, dopo una stagione deludente come questa, ieri sera se ne sarebbe rimasto a casa invece di spendere 20 euro per un biglietto di curva. Tutti si, ma noi no. perchè noi ci siamo sempre stati, ci siamo e ci saremo sempre. E a chiunque non abbia afferrato il concetto dopo aver letto questo mio pensiero, posso solo rispondere con le parole del grande Lucio Battisti: “Capire tu non puoi, tu chiamale se vuoi…emozioni!”. Associazione Sportiva Roma 1927, per una magia così vale la pena di vivere…

A cura di Edwin Iacobacci

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