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LA REPUBBLICA Il campionato chiude, un week end di lutto. La Figc ferma tutti i tornei

Stadio Meazza dopo l'annuncio della morte di Morosini

(F. BIANCHI) –Non si gioca, tornate a casa. Lo dice lo speaker di San Siro, quando manca poco ormai alle 18, orario fissato per Milan-Genoa: «La partita è sospesa per lutto». I tifosi sono già in tribuna, molti applaudono, qualcuno fischia Giancarlo Abete, presidente della Figc, ha deciso: niente calcio nel week end, né in serie A. né negli altri campionati, fino ai dilettanti, tutto chiuso per lutto. Si farà una giornata in più mercoledì 25 aprile, di pomeriggio, il turno saltato ieri e oggi slitterà al prossimo week end, e così via. Una decisione clamorosa. L’Uefa non aveva fermato la Champions neppure I’ 11 settembre 2001. In Spagna si era giocata la Liga dopo la strage nella metropolitana di Atocha. In Italia, il calcio si era fermato per la morte di Raciti, ma mai era successo per una tragedia in diretta, sul campo.

Sono stati momenti concitati, di frenetiche consultazioni, ieri pomeriggio. La Federcalcio aveva inizialmente (ore 17, 21) deciso di far osservare negli stadi un semplice minutodisilenzio. Ma poisonoscattatelete-lefonate: Abete con Petrucci, Moratti con il n.1 del Coni: «Ci avete pensato bene, siete sicuri che basti un minuto?». L’Inter è a Udine, avrebbe dovuto giocare ieri sera. I calciatori friulani, amici e colleghi di Morosini che dell’Udinese era un ex, sono sconvolti, in lacrime: «Noi non giochiamo», dice il loro presidente Pozzo. Il patron nerazzurro condivide. Si fanno sentire anche Galliani e altri presidenti. Abete alla fine si convince: stop a tutto il calcio. Sono le 17 e 26. Poi il numero 1 del calcio informa anche Maurizio Beretta, presidente dellaLegaprofessionistichcorganizzalaserieA,a lungo irrintracciabile, e il sindacato calciatori. Il presi-dentedella Lega Dilettanti e vicevicariodella Figc, Carlo Tavecchio, viene a sapere dallo stop dalle agenzie. Ma tutto il mondo del calcio è sotto choc. I giocatori del Napoli, in partenza per Brindisi (oggi c’era la gara col Lecce), scendono dal charter dopo la telefonata di un dirigente. Rientrano tutti a casa, anche gli arbitri. A San Siro, tra i giocatori, scatta un impulso naturale: voltarsi verso Cassano e cercare di leggere nello sguardo di chi quei sentimenti li ha appena vissuti, fortissimi, sulla propria pelle. «Mi dispiace tantissimo», ripete lui. «Se mi accorgo che qualcosa ancora non va, smetto», aveva confessato dopo il via libera al ritorno in campo. Anche per questo, nello spogliatoio del Milan, tutti gli sono stati ancora più vicini del solito.

Il capo della polizia, Antonio Manganelli, condivide la decisione di Abete, così come il n.1 della Lega di B,AdreaAbodi. “Giusto e doveroso», ha definito Io stop lo stesso Pozzo. ma non tutti i presidenti di A sono d’accordo. Solo Zamparini, patron del Palermo, lo dice apertamente: «Si doveva giocare: sarebbe stata la vittoria della vita contro la morte». Altri avrebbero voluto giocare oggi (domenica): tutte le partite alle 15. E pazienza se stavolta le (pay) tv non sarebbero state contente. Ma è una scelta, questa, che non è stata mai presa in considerazione da Abete (e nemmeno dal Coni). Ma all’interno del calcio questa scelta cosi forte lascia qualche perplessità. Mentre la Figc si vede costretta a rinunciare anche allo stage della Nazionale, in preparazione agli Europei: era in programma a Coverciano il 23 e 24 aprile. Non se ne fa nulla. C’è il campionato.

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