“Sconosciuto che passi! tu non sai con che desiderio ti guardo, Devi essere colei che cercavo” diceva Walt Whitman. Chi? la continuità. Si può sempre impazzire come ieri all’85simo ed urlare in faccia al mondo l’amore e la passione per questi colori. Vederli poi addosso a quel numero 10, ogni volta ci procura delle linee di febbre. Si può battere l’Udinese perché ci si dimostra superiori per voglia e determinazione, si può far tornare 30.000 spettatori ad esultare ma il quadro generale resta lo stesso. A Lecce chi c’era in campo? anche lo stesso fantastico giocatore che si è permesso di azzittire i fischi di uno stadio che dopo 14 sconfitte stagionali si permette di contestare un gruppo senza carattere e idee. Una squadra che si accende a sprazzi alla ricerca della giocata del singolo, dell’azione fulminea, dell’attimo fuggente. La classifica torna ad illuderti, il gioco latita, le fragilità nascoste da una vittoria come polvere sotto un tappeto ma i dati ti schiacciano. Un amore immenso che ha sopportato l’eliminazione con lo Slovan Bratislava, la sconfitta interna con il Cagliari, il perdere due derby (non accadeva da 14 anni), l’umiliazione di 4 gol al Sant’Elia, a Bergamo, a Lecce, di uscire senza colpo ferire allo Juventus Stadium. Un popolo così non va mai azzittito. Mai. Va ascoltato, perché se fischia, lancia un grido d’amore, pieno di dolore e deluso. Va ascoltato perché può essere l’alleato ideale per arrivare alla vittoria. Va seguito perché può indicare la strada giusta da percorrere. Il dito è per altre piazze caro Pablo, non per Roma, non per la Roma, NON PER LA SUD. Lei va ammirata in silenzio. Quindi ascolta il suo boato e ricorda sempre che “la nostra voce merita sfide europee”.
TRABAJO Y SUDOR La lavagna tattica di ADC
A cura del nostro inviato Andrea Di Carlo