Alle ore 11.30 il tecnico Luis Enrique sarà presente in conferenza stampa per rispondere alle domande dei giornalisti presenti alla vigilia dell’ultima gara casalinga della stagione da giocare contro il Catania dell’ex Montella.
In queste ultime due partite la Roma cerca l’ingresso in Europa. Qualificarsi modificherebbe la sua decisione di rimanere a Roma?
“Cerchiamo da tanto tempo di ottenere questa qualificazione. Questa è l’unica cosa importante, non sarà facile perché ogni volta che abbiamo avuto l’opportunità, non siamo stati precisi. Ora che mancano due partite abbiamo qualche possibilità. Mi interessa questo, solo questo”.
Mollerà?
“Continuo ad essere asturiano, non cambia niente. Mollo? Dipende da cosa, oggi bisogna parlare di Catania e non di Luis Enrique come allenatore e del suo futuro. Questo non interessa neanche a me, a me interessa il futuro della Roma, siamo ancora li a lottare per l’Europa League, il resto al suo momento”.
C’è spazio per i suoi valori in Italia?
“Calcisticamente ho visto che le squadre che sono in testa alla classifica, fanno possesso palla e sono pericolose con il bel gioco. Il calcio italiano è diverso, ma rimane lo stesso: due porte, un pallone e due squadre che fanno il loro meglio. Non siete furbi o cattivi, siete come gli spagnoli, i tedeschi o gli inglesi. Se faccio una riflessione, la prima cosa che ho sentito dai tifosi era “falli correre e fuori le palle” e io pensavo che intendevano “fuori los ballones” e mi sono detto “Oddio come si fa a giocare senza palloni?”. Se non gioca Francesco, se non gioca Daniele è un casino. Chi vede gli allenamenti sono io e quando ho lasciato Daniele fuori da una lista è successo un casino, se lo faccio con Francesco è lo stesso, se lo faccio con Curci a nessuno frega niente. Il tifo romano è passionale al massimo, sono instancabili e continuano a fare il tifo senza meritarlo. Questa è la loro grande virtù, ma qualche volta è un po incomprensibile”.
Delio Rossi?
“Mi dispiace tantissimo, è stata una cosa brutta da vedere. E’ spiacevole per me vedere questo, comprendo la sofferenza di tutti e due. Non si devono giudicare per quello che è successo, sono due bravissime persone e professionisti”.
Confronto con Montella?
“Non solo è l’idolo dei tifosi, ma anche il mio: era un calciatore incredibile e ora è un bravissimo allenatore. Ho avuto l’opportunità di conoscerlo a Coverciano: è una persona bravissima e simpaticissima. Gli auguro un grandissimo futuro”.
Si aspettava una stagione del genere?
“Sicuramente non mi aspettavo di più. Quando ho deciso di venire qui l’ho fatto ad occhi chiusi. Non avevo l’obiettivo di quello che potevamo fare, ma sapevo dell’importanza del progetto. Se noi avessimo fatto dei risultati molto migliori sarebbe stato bellissimo, ma non è stato così”.
E’ più importante qualificarsi all’Europa League o il processo di miglioramento della squadra di quest’anno?
“La qualificazione sarà importante. Mancano ancora due partite, ma non è finita. Sono importanti tutti e due, ma gli allenatori si giudicano dai risultati, ma questo non significa che giocare come abbiamo fatto noi all’inizio, sia la soluzione migliore per arrivare al risultato. L’ho pensato, lo penso e lo penserò”.
L’incontro con la società sarà fondamentale?
“E’ importante. Rimarrò sulle basi di quello che fa la squadra e su quello che sento io. La società non poteva fare di più. Io ho cercato di dare il 100% e qualche volta non è stato sufficiente”.
Il rapporto con l’ambiente può essere un problema?
“E’ importante avere un buon rapporto con i tifosi, altrimenti è difficile andare avanti. Ho detto molte volte che una squadra ha bisogno del suo tifo per andare avanti e la stessa cosa è con l’allenatore”.
Possono dare fastidio i nomi che sono usciti sui suoi successori?
“No, non mi da fastidio. Tutti quelli che sono stati nominati, sono allenatori di grandissimo livello e professionalità. Non da fastidio alla squadra perché ora sono io l’allenatore ed è questo che ho cercato di fargli capire dal primo giorno”.
Non crede di aver fatto scelte a discapito del risultato?
“Ho messo prima la squadra, che i risultati e su questo sono d’accordo. Ho messo prima gli interessi della squadra, che i miei e io ho preso il cammino che ritengo più giusto. Io ho fatto una promessa di fare una squadra e questo significa che ognuno deve avere le sue responsabilità. Lascerei di nuovo fuori De Rossi perché sono convinto che si arriverà a vincere così. La squadra è più forte, un calciatore ti fa vincere partite, una squadra i titoli”.
Perché ha fatto questo percorso e ora pensa di andare via?
“Ancora non lo so. Non è un cammino facile”.
Giudizio sulla sua annata, almeno per quanto riguarda le partite casalinghe?
“In casa abbiamo avuto qualche problema, perché è sempre difficile imparare quello che insegna un allenatore. Poi siamo stati una squadra più o meno forte e non credo che abbiamo fatto male”.
Si aspetta fischi per quello che ha dato quest’anno?
“Mi aspetto un comportamento quasi perfetto del tifo, perché sono stati vicini a noi anche quando non ce lo meritavamo”.
La squadra doveva fare di più o è stata troppo protetta?
“A me piace proteggere la mia squadra, perché vedo il loro comportamento. E’ chiaro che potevamo fare di più, perché i risultati sono questi, ma sicuramente in un clima di tranquillità possono lavorare ancora meglio. Io sarò sempre vicino alla mia squadra, sempre se vedo un comportamento ottimo. Ci sono tante partite dove potevano fare di più, ma capisco che non è perché non vogliono farlo, ma perché il calcio è uno sport incredibile e appassionante. L’imprevedibilità è la forza che ti da questo sport”.
Giudizio sul campionato italiano?
“E’ un campionato incerto e bellissimo, a me piace. Il pareggio del Lecce a Torino? Non rivaluta nulla, noi abbiamo fatto tutto per vincerla. Il Liga succede la stessa cosa, è una lotta incredibile”.
Si aspetterà un verdetto dalla Curva Sud?
“Domani dirò a mia moglie di portare uno striscione di 150 metri con scritto “Luis sei un grande”. Io voglio vedere che quando la squadra soffre in campo, il tifo la supporta, come è successo contro l’Udinese. E’ normale che ci sono quelli che fischiano e quelli che urlano. Non te lo dice il dottore di fischiare, è normale che se non vinciamo la gente non è felice”.
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A cura dei nostri inviati Emiliano Di Nardo e Nicolò Ballarin