(Matteo Pinci) – Difficile pensare al Catania, alle residue speranze (ma di chi?) europee, all’incontro con Montella, per la prima volta da anni avversario a Roma. Perché nella capitale l’unico motivo di interesse degli ultimi centottanta minuti di campionato, sembra essere il futuro dell’allenatore asturiano. Inevitabile, se intorno a lui la dirigenza ha strutturato l’impalcatura dell’intero progetto tecnico. Eppure Luis, come quando si tratta di preparare una partita, non svela alcuna mossa, pur tradendo un’evidente stanchezza: “Se andrò via lo saprete a fine stagione – anticipa Luis – e parlare con la società a fine campionato sarà importante, ma non fondamentale. Ma adesso non mi interessa, qualificarci in Europa è l’unica cosa importante e abbiamo ancora due partite“.
Non ancora una resa, ma certo un malessere evidente, quello dell’allenatore: “Senza l’appoggio dei tifosi è difficile andare avanti“, spiega Luis Enrique. Che però, quasi rimangiandosi quel frettoloso “ho già deciso cosa farò”, rimanda la scelta a fine campionato: “Cosa farò lo dirò a fine anno, ma sarà importante parlare con la società, anche se non fondamentale. Deciderò sulla base di quello che sento, e di come la squadra come si comporta. Ma la società non può fare di più. Io non chiedo niente, questa società mi ha dato tutto e non ho nulla da dire. Io ho cercato di dare il cento per cento, a volte è stato sufficiente, a volte insufficiente“. Sicuramente insufficiente a evitare certe difficoltà: “Non mi aspettavo che la situazione fosse più difficile di così. Certo, se avessimo fatto risultati diversi sarebbe stato bellissimo. Non voglio neanche immaginare cosa succederebbe qui vincendo quattro partite su cinque, purtroppo non è successo e non ho potuto viverlo“. E chissà se potrà farlo mai: “Ma ancora non so se andrò via. E questo non significa che sia un cammino facile, non significa che non riguardi me come uomo e come allenatore, non significa che non riguardi la mia famiglia“. Già, perché oltre a risultati e malumore della piazza, a ferirlo sono state anche alcune invasioni dell’insoddisfazione romana nella sua vita privata, e nei confronti dei suoi familiari.
In fondo, sono tante le contraddizioni della città che Luis non ha gradito, e stavolta non si nasconde: “Qui ogni volta che manca Totti o De Rossi si monta un casino della Madonna ma chi sa come si allenano i ragazzi? Chi vede tutti gli allenamenti? Chi decide la formazione? Io. Sembra che ho distrutto chissà quale pensiero quando ho lasciato De Rossi fuori da una lista, ma io ho messo il formare la squadra davanti ai risultati. Era più facile far giocare De Rossi, ma ho fatto un compromesso con la squadra, ai giocatori ho detto che tutti devono avere massima responsabilità. Perché io voglio formare una squadra: un giocatore ti fa vincere partite, una squadra ti fa vincere titoli“. Ciò nonostante, quest’anno i risultati sono mancati eccome: settimo posto, zona Europa League lontana tre punti e solo due gare per provare a rincorrerla. Il tecnico romanista ci crede ancora, però: “Cerchiamo da tanto tempo di ottenere questa qualificazione ed è l’unica cosa importante. Ogni volta che abbiamo avuto l’occasione di avvicinarci non siamo stati precisi, ma ancora a due partite dalla fine abbiamo qualche possibilità. Solo questo mi interessa. Il futuro di Luis Enrique non è importante, non interessa neanche a me. Mi interessa il futuro della Roma“.
Futuro che passa per l’ex romanista Montella: “Nessun confronto con Vincenzo – giura Luis – lui è l’idolo dei tifosi ma è anche il mio idolo, ha fatto quattro gol alla Lazio, era un giocatore unico ed è un allenatore di livello altissimo, che conosce ottimamente la piazza. Ho avuto l’opportunità di conoscerlo a Coverciano, è simpatico e gli auguro un grandissimo futuro”. Intanto il nome di Montella è tra i tanti candidati alla panchina romanista. Voci che a Luis non infastidiscono: “A me fastidio no, perché? Sono tutti allenatori di livello altissimo, con una esperienza indiscutibile. E alla squadra neanche, il loro allenatore adesso è Luis Enrique, devono fare il meglio fino alla fine. Poi si vedrà, non sarò il primo allenatore che hanno o il secondo, è una cosa normale nella vita di un calciatore“. Il prologo di un addio?
Fonte: repubblica.it