Calcioscommesse, caso Genoa, spettatori che fermano il gioco, caos della Lega di serie A, contenzioso Coni-Lotito, eccetera. Il nostro calcio è messo davvero male e in Europa conta sempre di meno. Ma intanto litiga, in un clima purtroppo sempre più avvelenato. Vediamo che succede.
Calcioscommesse: ormai ci siamo. La prossima settimana arrivano i primi deferimenti (e non saranno pochi) di Palazzi e c.. Il processo si terrà verso fine maggio: poi un altro ci sarà a luglio. Un’estate caldissima, il rischio che le classifiche (di A, B e Lega Pro) siano sconvolte e che molti club, il prossimo anno, possano iniziare i campionati con una penalizzazione. Non c’è speranza comunque che la responsabilità oggettiva venga annacquata. Per ora è così. I club però in futuro dovranno cautelarsi contro i loro calciatori “infedeli”, toccandoli sul portafoglio. C’è il rischio comunque che torni in discussione anche la questione delle Coppe europee: la classifica del 13 maggio potrebbe non essere definitiva.
Il fischio dalla tribuna: un inedito o quasi, quello che è successo a Udine. Dopo il laser che disturba, ecco anche l’imbecille di turno che ferma il gioco. Bergonzi non si è fermato, ed è prassi che gli arbitri non si fermino, pur potendolo fare (non solo obbligati, possono): questo per evitare che ci siano disturbatori di mestiere e che il gioco sia spezzettato. Ma è vero, come sostiene la Lazio, che “prima l’arbitro e il quarto uomo hanno detto di voler annullare il gol (dell’Udinese), poi hanno cambiato idea”? Lo sostiene anche il friulano Domizzi. E se fosse davvero così, sarebbe gravissimo e la procura forse dovrebbe aprire un’inchiesta. La Lazio ora sembra intenzionata a chiedere la ripetizione della gara per errore tecnico: ma se l’arbitro non ammette, ci sono poche speranze.
La Lega di serie A: la “macchina” funziona (basta vedere il successo della Coppa Italia) ma a livello d’immagine siamo ai minimi termini. Ora si discute anche un sistema di governo diverso, perché quello attuale non funziona. Ma con l’aria (pessima) che tira, ecco che l’attuale presidente, Maurizio Beretta, potrebbe restare sino a dicembre, a forza di proroghe. Poi, presto, ci sarà da discutere anche la questione della ripartizione dei diritti tv, circa un miliardo di euro a stagione, dal 2012 al 2015; e allora lì ne vedremo davvero delle belle…
Caso Genoa: la Figc ha aperto un’inchiesta sulla vergogna della partita interrotta, sul ricatto della maglie, sul comportamento di Preziosi e dei giocatori. Cose mai viste, tipicamente italiane. C’è da sperare solo che il superprocuratore Stefano Palazzi non ci metta un anno a chiudere l’indagine, visto com’è oberato di lavoro. C’è da indagare inoltre, ma seriamente, sui rapporti fra alcuni club e frange di tifosi che poi, vedi Genova, si comportano in quel modo. Intanto la prima gara a porte chiuse, quella col Cagliari, non si potrà giocare a Marassi, come stabilito dal giudice, ma si terrà a Brescia. Il prefetto di Genova nei giorni scorsi aveva fissato le ore 15, e non le 20,45: non è bastato, la questura ligure non è in grado di garantire la partita che così viene dirottata a Brescia. Su quello che è successo in quella domenica, qualcosa che resterà nella storia del nostro calcio, provvederà poi a giugno il capo della polizia, Antonio Manganelli. In silenzio, come di consueto. Ma provvederà…
Lite Coni-Lotito: il patron della Lazio non si è accordato per l’affitto dell’Olimpico (in ballo solo una questione di 112 biglietti della tribuna autorità?) e ha iscritto la squadra a Palermo per le Coppe europee, Champions o Europa League che siano. Uno sgarbo non tanto al Coni (che non due concerti in più recupera quello che la Lazio paga in un anno) ma soprattutto ai suoi tifosi. Se ne rende conto Lotito? Inoltre, se entro il 30 giugno non trova l’accordo con Petrucci non può iscrivere la squadra al campionato. Ma vogliamo scherzare? Il Coni ha due squadre di calcio, la Roma e la Lazio, che giocano all’Olimpico: non può concedere privilegi a nessuno, anche se lo volesse, perché soggetto al controllo della Corte dei Conti. A Lotito non resta che una soluzione: mettersi d’accordo.