Diciannove arresti fra cui quelli di Stefano Mauri e Omar Milanetto. Domenico Criscito raggiunto da un avviso di garanzia nel ritiro della nazionale a Coverciano ed escluso dalla lista per gli Europei. Stessa sorte potrebbe toccare a Leonardo Bonucci, anche lui nel mirino della procura. Indagati anche il tecnico della Juve campione d’Italia, Antonio Conte, e il presidente del Siena, Massimo Mezzaroma. E ancora blitz, perquisizioni, sequestri. Il salto di qualità nell’inchiesta della procura di Cremona sul calcioscommesse è arrivato, con conseguenze devastanti anche a livello d’immagine per tutto il calcio italiano. «È una giornata amara», ha detto il presidente della Federcalcio, Giancarlo Abete. «Sdegno e indignazione» nelle parole del n.1 del Coni, Gianni Petrucci. Il temuto ‘tsunamì si è scatenato all’alba di oggi, pochi giorni prima l’inizio del processo sportivo sul primo filone dell’inchiesta ‘Last Bet’ che da giovedì prossimo vedrà alla sbarra 22 società e 61 persone di cui buona parte calciatori. Dei 19 provvedimenti emessi nella nuova tranche dell’indagine denominata ‘New Last Bet’ 14 sono ordinanze di custodia cautelare in carcere, 3 agli arresti domiciliari e 2 di obbligo di presentazione all’autorità giudiziaria: l’accusa è associazione per delinquere finalizzata alla truffa e alla frode sportiva. Destinatari dei provvedimenti restrittivi sono cinque cittadini ungheresi, 11 tra calciatori ed ex giocatori e tre soggetti legati a calciatori. In carcere oltre a Mauri (capitano della Lazio) e Milanetto (ex giocatore del Genoa ora passato al Padova), sono finiti anche Cristian Bertani (giocatore della Sampdoria ed ex Novara), Paolo Acerbis (portiere del Vicenza), Alessandro Pellicori (svincolato del Queen’s Park Rangers) e Marco Turati (Modena). Arresti sono stati effettuati anche in Ungheria nei confronti di 5 esponenti del gruppo criminale transnazionale facente capo al boss singaporiano Tan Seet Eng, colpito da provvedimento restrittivo nel dicembre scorso, ritenuto il capo dell’organizzazione internazionale dedita alle combine. Il pm Roberto Di Martino aveva chiesto il carcere anche per Giuseppe Sculli del Genoa, ma il gip Guido Salvini l’ha respinta «nonostante i molti indizi a suo carico», ha evidenziato il procuratore capo di Cremona. «Non so se siamo all’inizio o alla fine, anche perchè se uno vuole può andare avanti all’infinito», ha aggiunto Di Martino. Al centro dell’indagine c’è una serie di partite di A e B del campionato 2010-2011: si tratta di Napoli-Sampdoria del 30 gennaio 2011 , terminata con il risultato di 4-0, Brescia-Bari del 6 febbraio (2-0), Brescia-Lecce del 27 febbraio (2-2), Bari-Sampdoria (0-1) del 23 aprile, Palermo-Bari (2-1) del 7 maggio, Lazio-Genoa (4-2) del 14 maggio e Lecce-Lazio (2-4) del 24 maggio. Nel nuovo filone di indagine sono finiti anche i due azzurri Criscito e Bonucci, il primo raggiunto addirittura a Coverciano all’alba dalla polizia: agenti e funzionari, arrivati nel quartier generale azzurro alle 6.25, hanno lasciato il centro tecnico attorno alle 9. Per Criscito gli Europei sono finiti ancora prima di iniziare: il difensore dello Zenit, escluso dalla lista dei 23 convocati per gli Europei, ha lasciato il ritiro e ha poi negato le accuse. «Nessuna combine, faccio un mestiere che ho sempre sognato fin da piccolo e non me lo voglio rovinare per certe cavolate», ha detto l’ex giocatore del Genoa. «Purtroppo il fatto che mi hanno contestato è che sono in una foto con due amici nonchè capi ultrà del Genoa e stavamo chiacchierando riguardo quello che era successo nel derby la domenica prima», ha aggiunto parlando della foto che lo ritrae con il compagno di squadra Giuseppe Sculli e alcuni ultrà rossoblù. «Sculli è un mio amico però non abbiamo mai parlato di Lazio-Genoa», ha assicurato. Il pm Di Martino ha precisato che «oltre a Criscito non vi sono altri azzurri che abbiano a che fare con questa vicenda». In realtà, nel pomeriggio sarebbe stato ufficialmente iscritto nel registro degli indagati anche Bonucci, giocatore della Juve tirato in ballo dal suo ex compagno nel Bari Andrea Masiello. Ma il ct azzurro Prandelli ha precisato: «Su di lui non risulta nulla delle notizie che stanno uscendo, siamo relativamente tranquilli». Esclusa perciò, almeno per ora, la sua esclusione dal gruppo. In una giornata che il calcio italiano ricorderà a lungo la procura di Cremona non ha risparmiato i piani più alti del calcio italiano. Conte, tecnico della Juve tirato in ballo dal ‘pentitò Filippo Carobbio, è stato ufficialmente indagato per i fatti risalenti a quando allenava il Siena. Stamattina la polizia ha perquisito la sua abitazione a Torino, sequestrando computer, restituito dopo una operazione di back-up, e Iphone. In una breve conferenza stampa Conte ha ribadito la propria estraneità ai fatti e ha criticato il pm Di Martino per la ‘tempisticà dell’operazione. «Sono stato indagato per associazione a delinquere, ho avuto una perquisizione in casa e io non c’ero neanche. Ho letto il provvedimento e ho visto le poche parole scritte, ma la prima domanda che mi è sorta è: come mai non sono stato chiamato dal pm di Cremona prima di subire una perquisizione e di diventare indagato?», è la retorica domanda di Conte la cui panchina non è comunque a rischio, come ribadito da Andrea Agnelli. «A quanto conosciamo ad oggi non risulta che Antonio faccia parte di questo quadro preoccupante», ha sottolineato il n.1 della Juve, che ha definito il ruolo che sarebbe attribuito al tecnico «vicino all’insignificante». Il Siena è tuttavia «il club nei cui confronti c’è maggiore attenzione», come spiegato da Di Martino nel pomeriggio, soprattutto per «7-8 partite del campionato 2010-2011 che sono sotto la nostra lente di ingrandimento e per le quali ci sono dichiarazioni che fanno pensare a manipolazioni. Per queste ragioni le perquisizioni hanno riguardato non solo i giocatori ma anche i dirigenti», ha aggiunto alludendo alla visita negli uffici del presidente Mezzaroma, anch’egli indagato.
Fonte: adnkronos