(A. Santoni) – Una cosa non gli impedisce quella vistosa steccatura all’indice della mano destra: diaccarezzare con un tocco leggero, quasi timido, gli splendidi capelli lunghi, biondissimi, di Gaia, sua figlia, che si stacca, solo un paio di metri però, dal raggio protettivo dei nonni (…)come tanti alla stazione Termini che in questo caso, cogliendola, ci dà un piccolo piacere personale. E’ stato un viaggio solitario, quello di Daniele, pensieroso, come del resto quello di lunedì mattina, sulla stessa tratta, tragitto inverso. In entrambi i casi una fasciatura bianca a bloccare il dito fratturato, in modo scomposto, a Cesena, nella partita che ha chiuso la deludente stagione della Roma, ultimo atto dell’avventura di Luis Enrique in giallorosso. Il suo gol personale al Manuzzi non ha cambiato le sorti di nessuno, né della squadra, né del tecnico. (…)
LA SCELTA – Stamani a Roma, De Rossi sarà visitato da uno specialista della mano. “La mia è una situazione border line. Posso operarmi come no. Più o meno il tempo di recupero è lo stesso, una ventina di giorni. Deciderò serenamente”. Così ci spiega la situazione mentre la Toscana sibila sullo sfondo del finestrino. Si ironizza su chi ha ironizzato: “Certo, se mi fossi rotto il dito di un piede sarebbe stato peggio. Ma il calcio si gioca, in un certo senso, anche con le mani. Ti aiutano nella corsa, ti proteggono nelle cadute. C’è il rischio di scontri. E magari c’è da prendere qualcuno per la maglia…”. Sorride, Daniele. Sa che un problema sarà rappresentato dall’eventuale tutore protettivo: “Non è che puoi giocare con una stecca rigida. La Uefa non te lo permette come è ovvio” (…)