(A. Pugliese) – Una cosa è certa, non vedremo più un cambio Totti-Okaka, per di più in un momento decisivo per un’intera stagione. Perché Stefano non rientra nei piani futuri della Roma e perché con Zeman, Totti tornerà ad essere l’ombelico del mondo. Zeman lo ha già fatto sapere («Se dimostra di essere il più bravo, giocherà sempre»), Totti muore dalla voglia di riallacciare quel cordone spezzato 13 anni fa.
Ci siamo quasi Per l’annuncio di Zeman alla Roma manca poco. La firma arriverà tra oggi e domani, l’annuncio probabilmente lunedì. In mezzo, c’è il Memorial Franco Mancini, a cui Zeman parteciperà sabato sera guidando il Pescara per l’ultima volta. E vuole farlo da tecnico biancazzurro, nel rispetto di una stagione che gli rimarrà nel cuore, proprio come l’ex preparatore dei portieri. È per questo che ieri, all’ultimo allenamento, Zeman ha detto «di non aver salutato i giocatori, con loro mi rivedrò sicuro». Avverrà sabato, quando Zeman rientrerà a Pescara dalla due giorni romana. Nella Capitale doveva tornarci ieri, dovrebbe farlo oggi e restarci fino a sabato a pranzo. Un ritardo dovuto al fastidioso inconveniente di ieri: durante l’allenamento sconosciuti gli hanno svaligiato casa, approfittando di alcuni lavori in corso nella palazzina (portando via orologi, preziosi, carte di credito e i regali della festa promozione). «Se mi vedrò con Sabatini? Ne sono all’oscuro…», dice il boemo. Si vedranno, con lui e con Baldini. «Tra poco formalizzeremo il rapporto con il nuovo allenatore — ha detto l’a.d. Fenucci — e da lì inizierà la costruzione di una squadra che spero dia grandi soddisfazioni ai tifosi, una squadra spettacolare e divertente». Quella di Zeman.
Amore Tredici anni dopo, dunque, Totti (alla sua 21a stagione giallorossa) e Zeman torneranno insieme. È il giusto finale di un romanzo bellissimo, con due condottieri che si stimano, si vogliono bene, quasi si amano (sportivamente). «Il mister è unico e inimitabile», ha detto Francesco il giorno della promozione in Serie A del Pescara. Zeman, in passato, si era spinto spesso anche più in là: «Francesco è il miglior giocatore che ho mai allenato e quello più forte al mondo negli ultimi dieci anni. In Italia in 50 anni sono nati tre fuoriclasse: uno è Rivera, l’altro è Baggio e il terzo è Totti». Parole che trasudano di una stima infinita come calciatore, ma non solo. Quando Zeman arrivò alla Roma, infatti, Totti era un po’ timoroso, a causa di alcuni giudizi non lusinghieri su Zeman. Poi ha imparato a conoscerlo ed ha scoperto «una persona eccezionale, che sa darti serenità e tranquillità». Non solo, perché è con Zeman che Totti si è affinato, imparando i movimenti e apprezzando il senso del sacrificio. «Prima giocava per sé stesso, poi ha imparato a far parte di una squadra», disse una volta il boemo, che nei suoi primi passi giallorossi chiamava affettuosamente Francesco «stella». Del resto, con quel talento lì a disposizione, Zeman aveva capito subito di avere tra le mani una miniera d’oro (calcistica). Il boemo, tra l’altro, è uno di quelli che a Francesco in passato gli avrebbe dato anche il Pallone d’oro, ora proverà a renderlo immortale fino alla fine. «Ma io non ho detto che allenerò di certo la Roma, ho detto solo nel caso in cui…», ha glissato ieri da Pescara. Oggi e domani firmerà, dalla prossima settimana sarà a Trigoria