Per molti di noi il calcio è vita. E’ più di un semplice gioco. E’ un qualcosa che ti rapisce sin da bambino, un qualcosa che s’impossessa di te, che ti mangia il fegato fino a scorrerti dentro le vene. Ed una volta entrato non esce più. Non esiste un vaccino contro il calcio. I primi sintomi li accusi attorno ai tre anni, quando al posto del classico peluche sotto le coperte infili quel cuoio a scacchi bianchi e neri, e te lo accarezzi, come fosse la cosa più preziosa del mondo, quella cosa accanto alla quale non può succederti niente. Poi la cosa si aggrava quando papà o zio ti portano allo stadio per la prima volta. Lì è la fine. Ancora la ricordo la mia prima volta. Avevo sei anni. Dentro di me il cuore pompava a mille. Salite le scalette della Monte Mario mi ricordo mi fermai per qualche secondo. Mi ritrovai davanti un muro di bandiere che facevano da sfondo ad un manto erboso gigantesco. Era pazzesco. Non avevo mai visto nulla di simile. Poi il fischio d’inizio, la partita, le torce i fumogeni. Tutto stupendo. Ti sembra per 90’ minuti di essere in paradiso. Poi quando esci già chiedi a papà quando sarà la prossima partita, perché vuoi andarci. Quello che era morbo incosciente sta diventando una malattia. Ti ci riportano una, due, tre…dieci volte. Poi quando cresci inizi ad andarci con gli amici tuoi, quelli di una vita, coi quali hai coltivato questo morbo. Vai in curva, dove si canta, perché vuoi incoraggiare anche tu la tua squadra del cuore. Ed eccola lì che quella che era una malattia come per magia, una magia stupenda, si trasforma in passione. Una passione che ti cattura come un pesce in una rete e non ti lascia più. Ti accorgi che fare tifo è la cosa più bella del mondo e che senza non vivresti. Senza la tua gente, i tuoi amici, i colori, le bandiere.
Tutto bellissimo. Una magia senza confini e che se non ci sei dentro non potrai mai capire. Troppo bello per essere vero. Ed infatti c’è chi si è messo in testa di rompere quest’incantesimo. C’è chi dall’alto ci sta provando da più tempo, emanando tessere, divieti e ledendo la libertà di ognuno di noi, accusando il tifo di essere la causa principale di un paese che va a rotoli. Sì, un paese che va a rotoli ma proprio grazie alle loro “argute” decisioni. Non di certo per un fumogeno acceso alla partita. Ma che dall’alto volessero eliminare la parte più pulita del calcio lo si sa da tempo. Che volessero rovinare lo sport più bello al mondo anche.
La cosa che mai ti saresti aspettato è che a rompere l’incantesimo adesso fossero proprio quegli undici giocatori che domenica dopo domenica prendi per mano ed accompagni fino alla vittoria. Quando lo vieni a sapere ti cascano le braccia. Calciatori venduti per racimolare altri soldi oltre ai milioni che prendono per fare un qualcosa che noi al posto loro faremmo gratis. Partite truccate, doping, biscotti. Nulla a che vedere con la purezza del sentimento che ci muove, domenica dopo domenica a seguire i colori che amiamo sin da bambini.
Un fatto del genere ti fa fermare un attimo, ti fa mettere le mani nei capelli e riflettere. Ma di certo quella passione che provavi per quei colori che chi li indossa ha infangato per “quattro spicci” non può fermarsi. Nonostante tutto va avanti, sempre più forte. Come va avanti la convinzione che noi tifosi di calcio in questo schifo generale siamo la parte più pura, più bella e vera di questo sport. La parte più sana che non riusciranno mai ad eliminare. Potranno vietarci di respirare, potranno fermare i campionati, potranno fare qualunque cosa, ma non ci fermeranno mai. Perché siamo come il vento…e chi può fermare il vento? Nessuno. E tantomeno lor signori con i soliti “giochini” da quattro soldi. Non potranno mai fermarci ed eliminarci perché a differenza loro per noi il calcio non è business, è vita, è ossigeno. E quando ti manca l’ossigeno per vivere non guardi in faccia a nessuno. Sei pronto a fare qualunque cosa pur di respirare e riprender fiato. Sei pronto a combattere contro chi sta rovinando lo sport più bello del mondo e contro chi sta emanando leggi su leggi che vadano a riempire le proprie casse. Non cadremo mai nelle vostre trappole e non potrete mai fermare il calcio. Perché il calcio siamo noi, e noi abbiamo un qualcosa che voi non avete e mai riuscirete ad avere: la passione. Finchè sventolerà anche una sola bandiera vivrà il calcio. Perché il calcio è roba nostra. Voi ne siete solo gli intestatari, voi ne indossate solo le maglie… football is us!
A cura di Edwin Iacobacci